Il terremoto che ha scosso questa notte le province di Firenze e Pistoia, con una intensità di 4.5 gradi della scala Richter, non è stato il primo dello sciame sismico in Toscana e neanche dell’attività sismica che pone in stato di grave allerta l’intera Italia. La scossa di 4.5 gradi con epicentro a 21 Km nordest di Prato, ad appena 4 Km nord di Scarperia e San Piero, è stato registrato dai sismografi dell’INGV e dalla popolazione alle 04:37 di questa notte. Ma l’attività sismica aveva avuto inizio concreto con la scossa delle 20:38 di ieri sera. Un terremoto di 2.6 gradi di magnitudo si era infatti verificato a quell’ora a Scarperia e San Piero con una profondità di 7 chilometri. Seguito da un’altra scossa, di 2.8 gradi con analogo epicentro ed ipocentro altrettanta profondità, alle 21:13. Trentacinque minuti tra la scossa di 2.6 gradi e quella di 2.8, entrambe piuttosto superficiali per punto di rilascio dell’energia sismica, poi seguite da un importante crescendo di magnitudo. Tre scosse intermedie sopra i due gradi di intensità e poi, alle 03:39 il primo segnale allarmate: un terremoto rilevato a 5 Km nord di Scarperia e San Piero con magnitudo pari a 3.2 gradi. Tre minuti dopo, alle 03:42, la scossa sale di intensità fino a 3.4 gradi. Altre due scosse sopra i due gradi e poi, alle 04:37, il terremoto di 4.5 gradi che ha buttato giù dal letto le provincie di Firenze e Pistoia causando anche danni alle strutture, per fortuna senza conseguenze gravi per le persone.
Tra la scossa di 3.4 gradi, evidenza di crescita sismica e non di assestamento con intensità calante, e quella di 4.5 gradi di magnitudo era trascorsa quasi un’ora. Per l’esattezza, 55 minuti nei quali sarebbe stato possibile allertare la popolazione ed invitarla a scendere rapidamente in strada. Azione necessaria proprio perchè a quell’ora era presumibile che la maggior parte dei residenti stesse dormendo. Anche le repliche sono state – e sono – da non sottovalutare. Due minuti e cinque minuti dopo la scossa di maggiore intensità, quindi al termine di un terremoto ne partiva un altro. Entrambe di 3.0 gradi di magnitudo. Poi, in continuità e con cadenza di pochi minuti tra una scossa e l’altra, la Toscana ha continuato a tremare per tutta la notte e fino a pochi minuti prima delle 19 odierne. Nel frattempo però l’attività sismica ha avuto nuovi epicentri anche nella stessa regione, sulla stessa dorsale dell’Appenino tosco-emiliano, in provincia di Firenze. Barberino sul Mugello, epicentro della stessa faglia e dello stesso sisma, appena un Km più a nord delle scosse nel Comune di Scarperia e San Piero, con una scossa di 3.2 gradi alle 04:42. Cioè, in esatta contemporaneità della scossa di tre gradi che alle 04:42 è stata rilevata con epicentro 2 chilometri più a sud.
Tornando indietro con la cronologia sismica, senza dover raggiungere la sequenza sismica che ha devastato Durazzo e Tirana in Albania ed il pericolo cui è esposta prima fra tutte Scalea, in Calabria, è necessario notare il risveglio di attività sismica di media intensità sul Gran Sasso. La provincia di L’Aquila è stato teatro di intense scosse giovedì 7 dicembre, in tarda serata, quindi circa 24 ore prima dell’avvio sismico toscano, con terremoti di 3.8 e poi 3.4 gradi a 17 chilometri nordovest di L’Aquila (città distrutta da un terremoto nel 2009). Circa 300 chilometri più a sud se si segue la dorsale dell’Appenino. E quella dei laghi toscani a sud di Barberino di Mugello e di Scarperia e San Piero non l’unica che ha registrato sismi. Anche il Lago di Garda è stato fatto vibrare con una scossa di terremoto, pari a 3.2 gradi di magnitudo, con epicentro nella zona di Vigasio, 14 chilometri a sud di Verona.
Tra le recenti scosse sismiche degne di nota e preoccupazione ci sono poi da ricordare quella che ha avuto epicentro nel supervulcano conosciuto come Campi Flegrei, in Campania, e quelle che riguardano la Calabria. La punta dello stivale è tremata con una scossa di terremoto di 4.1 gradi al largo di Crotone il 31 ottobre e qualche giorno prima con una scossa di 4.4 gradi al largo di Scalea. Quello tra la cittadina rivierasca della provincia di Cosenza ed il grande vulcano sottomarino attivo che si chiama Marsili – nella fossa del Tirreno Meridionale – è tra l’altro una delle più forti di un intenso e continuo sciame sismico che ha visto tremare la Calabria dal Tirreno (Scalea) all’Adriatico (Crotone). L’Italia è quindi oggetto di frequenti ed intensi terremoti come ne è stata di recente vittima l’Albania, che dallo stivale viene separato solo dal Mar Adriatico e quindi appena qualche centinaio di chilometri dalla Puglia. L’allerta dovrebbe essere quindi alta per l’intera area di pericolosità sismica e si invita pertanto a non sottovalutare terremoti di intensità inferiore ai 4.0 gradi, invece dei terremoti dai 5.0 gradi in su, e lo sciame sismico che potrebbe avere inizio con piccole ma continue scosse.