di Vittorio Alessandro
A pagina 74 della relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti (l’unico serio documento di fonte istituzionale sulla morte di Natale De Grazia), si legge: “Durante il viaggio, sul tratto autostradale di Salerno, alle prime ore del 13 dicembre 1995 il capitano venne colto da malore e, quindi, trasportato in ambulanza presso l’ospedale civile di Nocera Inferiore, ove giunse cadavere”.
Il corpo, apprendiamo ora, era quasi irriconoscibile per le diffuse tumefazioni, come uscito dalle torture, ma l’autopsia parlò di semplice “arresto cardiaco” e, in effetti, quel cuore forte si era fermato.
Nessuno capì come mai, quando “ebbe un malore”, i due carabinieri in viaggio con lui, piuttosto che correre verso il più vicino ospedale come chiunque avrebbe fatto, fermarono l’auto, adagiarono il corpo sul ciglio della strada e aspettarono un’ambulanza sotto un violento temporale.
Era la notte tra il 12 e il 13 dicembre del 1995, e Natale De Grazia stava svolgendo indagini sul traffico illecito di rifiuti industriali.
Avevamo svolto il comando insieme in Sardegna, ed eravamo rimasti in contatto. Qualche giorno dopo Natale avrebbe compiuto 39 anni.
Aveva un sorriso e una forza straordinari.
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