Due richiedenti asilo di nazionalità eritrea sarebbero stati uccisi giovedì 9 gennaio nel loro alloggio a Tripoli, colpiti a fucilate in una circostanza ancora poco chiara. Lo ha reso noto ieri l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) del Regno Unito, manifestando con una nota il proprio dolore per l’accaduto e le condoglianze per i familiari delle vittime. “I due richiedenti asilo – spiega l’Alto Commissariato nella nota – erano tra i 4.000 richiedenti asilo e rifugiati eritrei che sono stati registrati dall’UNHCR e vivono in aree urbane in Libia”. Le vittime quindi non si trovavano in centri di detenzione e rientravano in quella fascia estremamente vulnerabile di migranti liberi nella capitale di cui aveva parlato, esprimendo preoccupazione per la loro incolumità, il capo della missione Unhcr in Libia nel corso della sua recente audizione in Commissione Affari Esteri del Parlamento italiano.
“La scorsa settimana – prosegue la nota dell’Unhcr del Regno Unito – si sono verificati bombardamenti vicino il centro di smistamento per migranti da evacuare di Tripoli, dimostrando che non esiste un posto sicuro per rifugiati e richiedenti asilo a Tripoli in questo momento”. L’Alto Commissariato, dal Regno Unito, chiude la nota ribadendo la richiesta alla comunità internazionale di fornire ulteriori luoghi di reinsediamento per consentire l’evacuazione in sicurezza dei rifugiati dalla Libia. Nelle ultime ore sono state fermate circa 350 persone che avevano tentato di fuggire dalla Libia. Bloccate in mare con la collaborazione dell’Unione europea, che ne segnala la posizione ai libici grazie ai velivoli della missione Sophia, sono state ricondotte tutte nel teatro di guerra in cui i richiedenti asilo vengono fucilati ed i centri di detenzione o di smistamento rischiano di essere colpiti da bombe come già accaduto a Tajura, vicino Tripoli.
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