Al termine del summit di Berlino sulla Libia, il presidente francese Emmanuel Macron ha chiamato il presidente della Tunisia, il professor Kais Saied, per un breve colloquio telefonico. Saied aveva negato la partecipazione al summit tedesco per la tardiva considerazione che i leader europei avevano dato alla Tunisia quale “importante attore” sulla scena libica. La Tunisia confina ad est con la Libia dal mare fino al deserto del Sahara e già nel 2011 era stata chiamata ad aprire le proprie frontiere per permettere la fuga dei civili in Tripolitania durante la guerra interforze contro Muammar Gheddafi. In Tunisia l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite aveva a quel tempo allestito un importante campo profughi e lo Stato nordafricano oggi presieduto da Saied, malgrado si trovasse in piena crisi a causa della Primavera Araba – esplosa proprio in Tunisia – che cacciò il dittatore Ben Alì (imposto dall’Italia trent’anni prima), aprì i confini ed accolse i rifugiati. Anche oggi, la Tunisia svolge un ruolo importante, tanto quanto l’Egitto – che confina con la Libia sul lato della Cirenaica – ma con un ruolo militarmente neutrale. La crisi libica è quindi per il presidente Saied una bomba con la miccia accesa che si trova proprio al confine, ma malgrado ciò, per i leader delle superpotenze, la Tunisia non era un invito fondamentale al summit di ieri, 19 gennaio 2020, sulla Libia.
Emmanuel Macron ha quindi inteso usare quella diplomazia che è ormai venuta meno all’Italia nei rapporti con i propri partner strategici in nord Africa ed al termine del summit ha telefonato al Kais Saied. A renderlo noto è stato il presidente tunisino che ha riferito di una frase specifica – ed efficace – pronunciata dal collega francese. Macron ha infatti dichiarato di aver compreso le ragioni per cui Saied non ha accettato l’invito al summit. Invito che, per inciso, la cancelliera tedesca, padrona di casa, ha inviato in Tunisia venerdì, quando era già noto l’elenco dei partecipanti. “Per la sua vicinanza geografica con la Libia, la Tunisia è il paese più colpito dalla situazione prevalente oggi in Libia”. Questa l’affermazione del presidente della Tunisia che ricorda alle Nazioni Unite ed ai Paesi coinvolti come la partecipazione tunisina sia necessaria a qualunque iniziativa internazionale futura sulla crisi libica. Rimangono invece freddi i rapporti con il partner europeo storico della Tunisia.
L’Italia, che ha appena “perso” la Libia, aveva già fatto intendere scarse capacità diplomatiche internazionali, in particolar modo in nord Africa. Alle esequie del defunto presidente tunisino, Mohamed Beji Caid Essebsi, traghettatore della nazione dalla dittatura di Ben Alì alla democrazia attuale, l’Italia rese omaggio con il solo ministro degli Esteri pro tempore Enzo Moavero Milanesi. Adesso, come già sottolineato in altro articolo, confermando l’esile influenza che l’Italia aveva al summit di Berlino, il primo partner europeo della Tunisia e lo Stato dell’Unione che quasi vi confina non ha avuto la forza – o la capacità – di imporre per tempo la presenza di propri alleati al tavolo convocato per discutere di una crisi che molto da vicino riguardo gli interessi commerciali dell’Italia più che di qualunque altro Stato membro: la Libia e la Tunisia.