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Ong, processi e porti sicuri

Un momento delle operazioni di soccorso di questa notte, 28 gennaio 2020, della Open Arms

I casi Diciotti, Sea Watch 3 e Gregoretti hanno segnato o influenzato la gestione dei tempi di indicazione del porto sicuro forse più del cosiddetto accordo di Malta e per la prima volta da quando l’Italia ha dato il via alla guerra contro le navi Ong – con il ministro dell’Interno Marco Minniti, Governo Gentiloni – due navi umanitarie hanno ricevuto l’assegnazione del Place of Safety nell’arco delle 24 ore dalla chiusura delle missioni SAR. La Ocean Viking, che aveva soccorso cinque distinte imbarcazioni in difficoltà ed aveva a bordo 407 naufraghi, ha ricevuto già ieri indicazione dalla Centrale di Coordinamento Soccorso Marittimo (MRCC) italiana di fare rotta verso Taranto.

L’ultimo intervento di salvataggio la nave delle Ong SOS Mediterranee e Medici Senza Frontiere lo aveva effettuato alle due di notte (82 persone soccorse) e già in giornata aveva avuto assegnazione di porto sicuro italiano. Nel pomeriggio però si è svolta la solita delicata operazione di evacuazione medica mediante verricello calato da un elicottero. L’autorità che ha effettuato il “MedEvac” (evacuazione medica) è quella di Malta, vicino la quale si trovava la Ocean Viking quando i medici di bordo hanno rilevato la grave condizione di una donna con ustioni chimiche sul corpo. Si tratta della lacerante commistione di salsedine, carburante e sudore e corrode la carne come un potente acido. La donna è stata trasferita in ospedale a Malta e l’elicottero ha portato con lei anche i suoi tre figli. La Ocean Viking arriverà questa sera a Taranto con i 403 naufraghi rimasti a bordo.

Anche la Alan Kurdi ha avuto assegnato un porto sicuro in tempi relativamente brevi. La nave della Ong tedesca Sea Eye aveva completato la propria missione prima della Ocean Viking che, ad un certo punto era tornata indietro per soccorrere altre imbarcazioni di cui MRCC Malta aveva dato notizia alla marineria in transito nel Mediterraneo centrale. La Alan Kurdi sbarcherà nelle prossime ore a Palermo i 78 naufraghi che ha soccorso in due distinte operazioni nel Mediterraneo centrale. Le autorità italiane si riallineano così all’obbligo di assegnazione di un “immediato porto sicuro” per la nave o imbarcazione che soccorre naufraghi in mare. Qualcosa da rivedere rimane forse sulla scelta dei porto assegnati, che distano un giorno o più di navigazione e che riguardano città ben lontane dai punti “hotspot” istituiti di concerto con l’Unione europea quattro anni addietro sul territorio nazionale.

Mentre le due navi, cariche di naufraghi, raggiungevano l’area di Mediterraneo sicura in prossimità del Canale di Sicilia, la nave rimorchiatore della Ong spagnola Open Arms aveva mollato gli ormeggi dal porto di Siracusa, dove si trovava ormeggiata al termine dell’ultima missione, e si dirigeva in zona SAR a nord della Libia. Questa mattina, all’alba, la Open Arms ha concluso positivamente una seconda operazione di soccorso in favore di un gommone con 102 naufraghi che si aggiungono alle persone salvate nelle ore precedenti. Sulla Open Arms, che aveva appena raggiunto le acque internazionali più letali del Mediterraneo, ci sono adesso 158 naufraghi ed il rimorchiatore umanitario è già al limite della capienza.

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