Migrazioni, Open Arms con 363 naufraghi attende POS. Due evacuati da Italia

L'Italia ha accordato due evacuazioni mediche urgenti dalla Open Arms dopo che una precedente richiesta inviata a Malta era stata negata. A bordo del rimorchiatore ci sono 363 naufraghi con servizi sanitari insufficienti anche solo per un quinto delle presenze. Malta nega il POS e l'Italia deve ancora decidere

I soccorritori della Open Arms escono dal vano motore in cui erano stipate le persone dell'ultima barca soccorsa

Lo stato della nave umanitaria Open Arms è ormai la fotografia dell’Europa che plaude Liliana Segre mentre nega un intervento degno di una superpotenza civile e dai principi umanitari all’avanguardia. A bordo del rimorchiatore della Ong catalana ci sono 363 persone, tutti naufraghi soccorsi in cinque distinte operazioni che vedevano la Open Arms unica nave ad intervenire in soccorso quando era già carica oltre il limite della gestibile accoglienza a bordo. Un tappeto umano di persone che quando sono distese per riposare non permettono ai volontari di riuscire a passare dal ponte scoperto, unico punto di alloggio per i naufraghi. L’Europa quindi non soccorre e non accoglie, perché ogni richiesta di assegnazione di Place of Safety (porto sicuro di sbarco), malgrado sancito come obbligo di immediatezza dalla Convenzione di Amburgo, quindi da una convenzione internazionale ratificata proprio in Europa, viene vagliata con la discrezionalità di chi sembra dover decidere se fare un favore o lavarsene le mani.

La Open Arms ha soccorso cinque barche tra il 26 ed il 30 gennaio. Un totale di 365 persone prese a bordo dalla nave Ong prima che annegassero, come accaduto per ben due volte sul finire dello scorso anno a breve distanza da Lampedusa. Due delle 365 persone salvate sono state evacuate per emergenza medico sanitaria ieri sera dalla motovedetta CP 310 della Guardia Costiera italiana. La Open Arms aveva già richiesto una evacuazione medica per un ragazzo di 17 anni la cui famiglia era stata uccisa pochi giorni prima dell’imbarco e che mostrava evidenti segni di tortura sul corpo. La richiesta, inoltrata alla Centrale di Coordinamento Soccorso Marittimo (MRCC) di Malta era stata negata dalle autorità dell’area SAR in cui la Open Arms ha effettuato l’ultimo soccorso. A fronte di nuova emergenza sanitaria, e dopo che Malta aveva risposto alla Open Arms di rivolgersi all’Italia perché di dieci miglia più vicina, la nave Ong ha inviato richiesta al MRCC italiano che ha disposto un controllo sanitario ed un conseguente “MedEvac” (evacuazione medica).

Sulla nave adesso ci sono 357 uomini, 8 donne e 98 minori. Dei minori uno soltanto, un bambino di 5 anni, è in compagnia di un familiare (la madre). La condizione di promiscuità, l’assenza di servizi igienici adeguati ad una simile mole di persone, la presenza di 97 minori non accompagnati, dovrebbero rompere l’indugio sull’apertura dei porti e far sì che il Palce of Safety venga assegnato in immediatezza come sancito dalla Convenzione di Amburgo e dalle convenzioni e trattati in materia. La Open Arms però è ancora in mare, in acque internazionali, ed attende che l’Italia – porto sicuro più vicino in grado di gestire il flusso – risolva la propria impotenza politica mentre è prossima la proroga del Memorandum Italia-Libia e dall’opposizione continua la martellante propaganda sui “porti chiusi”. Una diatriba politica che assume i contorni della farsa, considerando gli anni spesi a discutere inutilmente di costosissime gestioni del contenimento invece che di revisione del Regolamento di Dublino; al tempo bocciato nel superamento del concetto di “Paese di primo approdo” anche grazie a Movimento 5 Stelle e Lega che hanno voluto l’Italia sola nell’affrontare il flusso migratorio mediterraneo. Intanto la Open Arms, accolto il rifiuto di Malta, attende l’Italia che ha messo in attesa il vecchio rimorchiatore gremito di naufraghi e minori non accompagnati per decidere se concedere un porto sicuro di sbarco.

L’ultimo soccorso effettuato da Open Arms era di un barchino in legno con 83 persone a bordo. Di queste, 38 erano minori non accompagnati. Nel video in basso si vede dove queste persone erano state stipate.

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