di Mauro Seminara
Solo in Italia oltre cinque milioni di contagiati, più di 700mila in una sola settimana, 98 casi gravi, 19 deceduti. Non stiamo parlando del nuovo coronavirus, ma del virus influenzale che ogni anno mette a letto milioni di italiani. E come ogni anno, tra soggetti estremamente vulnerabili, già sofferenti di gravi patologie, c’è anche un determinato numero di decessi. Se fossero morte 19 persone in Italia a causa del coronavirus assisteremmo al delirio da isolamento spontaneo con quarantene autoinflitte e psicosi di massa. Chissà perché questo letale virus cinese sta facendo tanta paura. Forse perché il continuo, ossessivo aggiornamento mediatico sui dati sta causando lo stesso fenomeno cui avevamo assistito con il tamtam sui migranti. Se ne parla così tanto che alla fine sfugge il dato reale e rimane soltanto quello percepito. E a star a sentire certi italiani, pare che ogni giorno approdino ventimila migranti per un totale di chissà quanti milioni all’anno.
La Cina sembra aver preso contromisure drastiche ma efficaci per il contenimento dell’epidemia virale. D’altro canto, la Repubblica cinese è cresciuta dall’epoca della Sars, non soltanto commercialmente ma anche come Stato. Al tempo della Sars la Cina era ancora a pieno titolo un Paese in via di sviluppo, con un’economia in ascesa trainata dal privato ma con una organizzazione pubblica ancora da Paese che non riusciva a garantire i servizi essenziali al miliardo e mezzo di abitanti. I pazienti affetti da nuovo coronavirus e curati con terapia farmacologica antivirale, se in buona salute prima del contagio, sono guariti o comunque non sono morti. Certo, il coronavirus è un nuovo ceppo virale e si manifesta in modo piuttosto aggressivo nell’aggredire le vie respiratorie, ma se paragonato ai 700mila contagiati in Italia da influenza invernale in una sola settimana ed ai 19 decessi da essa causati nell’arco di questo pazzo inverno, forse farebbe meno paura anche questo terribile 2019-nCoV.
Quello che invece dovrebbe far preoccupare, e non la popolazione mediterranea, è il primo caso di contagio annunciato in Egitto. Se di psicosi parliamo, invece che di pandemia o ancora peggio di virus letale, l’arrivo in nord Africa rischia di scatenare adesso una campagna di populismo sovranista da far impallidire anche gli analisti più navigati. Abbiamo già tristemente assistito ad attacchi italiani indirizzati a cittadini di etnia orientale – si consideri l’ignoranza di certa gente che infine non distingue un cinese da un giapponese – con aggressioni subite anche dai bambini dagli occhi a mandorla. Pensare che adesso questo becero fenomeno possa estendersi a tutte le persone in Italia con la pelle scura è raccapricciante. Ma tocca essere razionali e chiedersi se adesso non ci si debba aspettare che quei leader politici che hanno accumulato consenso con vuoti slogan, come quelli dei porti chiusi o quelli in cui la soluzione era affondare le navi, non cercheranno di cavalcare l’onda del coronavirus per ricominciare in grande stile con il gioco della paura. Perchè alla fine, come già ampiamente dimostrato, per certi cacciatori di voti non importa cosa si fa ma quanto si incute il terrore nell’elettorato. Ed agli elettori di certi “carismatici” terroristi piace avere paura, molto più che avere risultati concreti dalla politica.
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