Sono oltre 300 le persone che avevano tentato di lasciarsi la Libia alle spalle, affidandosi ad imbarcazioni precarie con cui raggiungere l’Europa, che la cosiddetta guardia costiera della Libia ha ricondotto a terra – in zona di guerra – nella sola giornata di ieri. Il dato viene fornito dall’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) che con proprio personale era presente in porto al momento degli sbarchi. L’OIM precisa anche che da inizio 2020 sono più di 1.500 i profughi che sono stati intercettati in mare e ricondotti in Libia. Inoltre, come specifica l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, la maggior parte delle persone intercettate in mare dai libici e ricondotte a terra finisce in centri di detenzione in cui rimangono esposti a notevoli rischi. Centri sovraffollati, in condizioni di pericolosa promiscuità, esposti a rischi di bombardamenti, come già accaduto in un centro di detenzione vicino Tripoli e come è accaduto questa mattina con una violenta esplosione nel porto della capitale.
Tra gli oltre 300 profughi fermati dai libici ci sono anche i circa 90 che avevano chiesto aiuto mediante Alarm Phone, la centrale d’allarme civile che riceve le richieste di soccorso in mare e le inoltra alle autorità marittime competenti. Altri 97 sono stati soccorsi da Malta questa mattina, dopo che anch’essi avevano chiesto aiuto mediante Alarm Phone. La richiesta di soccorso sarebbe stata gestita dalla centrale d’allarme questa notte. Poi si è interrotto il collegamento telefonico con gli operatori che non sono più riusciti a mettersi in contatto. Quando l’unità navale maltese è intervenuta erano già nella zona SAR (Ricerca e Soccorso) di Malta. La barca con i 97 profughi, che aveva forse maggior vantaggio durante la raffica di partenze dalla Libia, si è quindi sottratta alla portata dei pattugliatori libici impegnati con l’intercettazione navale delle altre imbarcazioni.
Una delle barche salpate dalla Libia e carica di persone in fuga è stata invece soccorsa dalla nave Ong Ocean Viking (foto a sinistra). A bordo c’erano 84 persone, anch’esse in vantaggio rispetto alle altre barche e quindi fuori portata dei libici. La nave gestita dalle Ong SOS Mediterranee e Medici Senza Frontiere l’ha trovata e soccorsa a 71 miglia dalla Libia, appena fuori dalla SAR zone nordafricana. L’intervento SAR della Ong è avvenuto alle otto del mattino, la nave si è poi spostata a sud avvicinandosi alla costa libica fino quasi al confine con la fascia di contiguità delle acque territoriali della Libia (24 miglia nautiche dalla costa). In area SAR c’è anche la Sea Watch 3, nave della omonima Ong tedesca. Le condizioni meteo hanno in previsione un peggioramento e la presenza delle due navi potrebbe essere determinante in caso di ulteriori partenze o di imbarcazioni cariche di profughi ancora in mare.