di Mauro Seminara
Si è tenuto ieri pomeriggio, presso la Prefettura di Agrigento, il tavolo per l’emergenza coronavirus sullo specifico caso delle criticità rappresentate dai punti di approdo di migranti irregolari. L’attenzione è stata dunque posta sul punto di approdo e prima accoglienza di Lampedusa, dove in emergenza era stato predisposto un piano di evacuazione su iniziativa del dottor Francesco Cascio in completamento delle direttive base disposte dal Ministero della Salute sui varchi di frontiera. Al tavolo sedeva anche lo stesso responsabile del presidio sanitario di Lampedusa, dottore Cascio (in foto), in rappresentanza dell’ASP 6 di Palermo cui la sanità pelagica fa capo. Convocati dal prefetto Dario Caputo, partecipavano inoltre i vertici delle autorità provinciali interessate, tra cui il Comando provinciale dell’Arma dei Carabinieri, la Croce Rossa e la Protezione Civile.
Cascio ha esposto le criticità rilevate nella conduzione del presidio sanitario pelagico in caso di evento con sospetta patologia da nuovo coronavirus. “Il prefetto ha ascoltato le problematiche derivanti dai limiti logistici di Lampedusa prendendo in considerazione le ipotesi di eventuale soluzione“, ci ha spiegato il dottore Cascio. E tra le ipotesi in questione ce ne sono due che mirano specificamente al contenimento dei casi sospetti, ma non limitatamente al singolo caso rilevato. “Nel caso di allarme dovremo immediatamente porre in area di isolamento anche le persone che viaggiavano con la persona che presenta quei sintomi che potrebbero far pensare al coronavirus“, spiega Cascio riferendosi alla prevenzione e quindi alla fase di accertamento. Le ipotesi così proposte dallo stesso medico sono due ed entrambe improntate alla completa esclusione di possibilità di diffusione del virus dopo lo sbarco di migranti. Una di queste è l’ausilio di una nave della Marina Militare che sosti al largo dell’isola e sulla quale l’equipe medica possa operare per tutti gli accertamenti del caso nel periodo di “quarantena” definito dal Ministero della Salute in 14 giorni.
“Ribadisco che il rischio di dover affrontare a Lampedusa casi di sospetto coronavirus – spiega il responsabile del presidio sanitario – è prossimo allo zero, ma stiamo comunque lavorando affinché, nel caso dovesse verificarsi l’ipotesi, il contenimento di ogni rischio di possibile diffusione venga immediatamente messo in atto e con la massima sicurezza per gli altri migranti, per gli operatori e per tutta la popolazione dell’isola”. Tra le ipotesi al vaglio del prefetto ce ne sono varie e nel caso di interventi specifici, come strutture temporanee o supporto di una nave dedicata, la Prefettura di Agrigento, di concerto con l’Azienda Sanitaria Provinciale e la Protezione Civile, potrebbe fare ausilio per quanto necessario sulla scorta dei 5 milioni di euro già stanziati in Consiglio dei ministri alla dichiarazione dello stato d’emergenza proposta dal Ministero della Salute. Nei prossimi giorni il tavolo tecnico si sposterà a Roma con le conclusioni del prefetto per trasferire sul piano del Governo centrale le criticità e le soluzioni proposte ieri ad Agrigento.
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