di Mario Vetere
Sono 65 in tutto le ordinanze di custodia cautelare, di cui 53 in carcere e 12 agli arresti domiciliari, emesse dalla polizia su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) della Procura di Reggio Calabria nei confronti dei capi storici, elementi di vertice e affiliati ad una pericolosa locale di ndrangheta operante a Sant’Eufemia d’Aspromonte (Reggio Calabria). È coinvolto anche il senatore calabrese Marco Siclari (Forza Italia) nell’inchiesta ‘Eyphemos’ della Dda di Reggio Calabria. Nei suoi confronti la Direzione distrettuale antimafia ha chiesto al Parlamento l’autorizzazione a procedere per l’arresto. L’operazione ha interessato diversi esponenti di riferimento della cosca Alvaro ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, diversi reati in materia di armi e di sostanze stupefacenti, estorsioni, favoreggiamento reale, violenza privata, violazioni in materia elettorale, aggravati dal ricorso al metodo mafioso e dalla finalità di aver agevolato la ndrangheta, scambio elettorale politico mafioso.
Le indagini hanno coinvolto anche l’Australia, dove è stato individuato un locale di ndrangheta dipendente direttamente dalla ‘casa-madre’ calabrese degli Alvaro. Altri arresti e perquisizioni sono stati eseguiti questa mattina nelle province di Milano, Bergamo, Novara, Lodi, Pavia, Ancona, Pesaro Urbino e Perugia. Dalle indagini condotte dagli investigatori della squadra mobile di Reggio Calabria e del commissariato di polizia di Palmi (RC) è emerso che gli esponenti di vertice del locale di Sant’Eufemia d’Aspromonte sedevano ai tavoli in cui venivano prese decisioni importanti che riguardavano il locale australiano.
Il sindaco di Sant’Eufemia d’Aspromonte Domenico Creazzo eletto consigliere regionale alle elezioni dello scorso 26 gennaio con Fratelli d’Italia, risulta essere tra gli arrestati dell’operazione eseguita oggi dalla polizia di stato su mandato della Dda di Reggio Calabria. L’accusa è di scambio elettorale politico mafioso, al momento Creazzo è stato posto ai domiciliari. Secondo gli inquirenti, nel coltivare e realizzare il progetto di candidarsi e vincere le elezioni regionali del gennaio 2020, si era rivolto alla ndrangheta, dapprima attraverso il fratello Antonino Creazzo in grado di procacciare voti, in cambio di favori e utilità, grazie alle sue aderenze con figure apicali della cosca Alvaro, e poi direttamente con il fine di sbaragliare gli avversari politici.
La corsa sfrenata ad affiliare nuovi ‘ndranghetisti, oltre a consentire nei fatti l’ingresso nel locale di ‘ndrangheta di soggetti non sempre ritenuti idonei sotto il profilo criminale o non dotati dei requisiti di affidabilità necessari, creò non pochi disordini interni all’interno della cosca Alvaro di Sinopoli (Reggio Calabria). E proprio questo effetto ha attirato l’attenzione della Direzione distrettuale antimafia reggina che ha avviato le indagini realizzate dell’operazione eseguita dalla polizia. Il dettaglio è stato reso noto oggi nel corso dell’incontro con il procuratore capo della Repubblica di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri, il procuratore aggiunto Calogero Gaetano Paci, il direttore centrale anticrimine Francesco Messina e il questore di Reggio Calabria Maurizio Vallone.
Arresti domiciliari per il sindaco del comune reggino di Sant’Eufemia d’Aspromonte Domenico Creazzo, anche consigliere regionale eletto nella lista di Fratelli d’Italia. Stessa misura cautelare è stata chiesta per il senatore di Forza Italia Marco Siclari: per quest’ultimo si dovrà riunire la giunta per le immunità del Senato sull’autorizzazione a procedere. Coinvolti inoltre il vicesindaco di Sant’Eufemia d’Aspromonte Cosimo Idà e il responsabile dell’ufficio tecnico del Comune Domenico Luppino per i quali si è disposto l’arresto in carcere. “Abbiamo registrato purtroppo questo dato sconfortante dell’ennesima verifica di alcuni esponenti politici che si rivolgono alle cosche per ottenere il consenso elettorale. Vogliamo chiarire che si tratta di indagine che riguarda i soggetti singoli e non i partiti, soggetti che fino all’ultimo hanno cercato di individuare il partito a cui associare il proprio nome, ritenendo il partito uno strumento per ottenere il risultato delle elezione”. É quanto ha dichiarato ai giornalisti il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri.
Agenzia DIRE