Libia, continuano le accuse di navi cariche di armi. Questa volta destinate ai terroristi

Le forze di Haftar accusano la Turchia di fornire armi ai terroristi in Libia attraverso il porto di Misurata. La Russia muove analoghe accuse alla Turchia per armi fornite ai terroristi in Siria. Un quotidiano turco afferma che un importante generale di Erdogan sarebbe stato ucciso in Libia dalle forse di Haftar

Il porto di Misurata è piuttosto affollato e tra le navi che vi transitano ce ne sarebbero di mittenza turca. La denuncia è di tre giorni addietro e parte dall’Esercito Nazionale Libico (LNA) del generale Khalifa Haftar. Secondo l’intelligence delle forze della Cirenaica, era previsto l’arrivo a Misurata di una nave carica di armi provenienti dalla Turchia e destinate ai terroristi ancora presenti in quel distretto in cui ormai da diversi anni opera l’Italia con una missione militare i cui risultati non sono mai stati annunciati. Ahmed al-Mismari, generale delle forze di Haftar, proprio domenica aveva dichiarato che “le armi e l’equipaggiamento che arrivano dalla Turchia a Misrata oggi mirano a sostenere le capacità di combattimento delle organizzazioni terroristiche e delle bande armate nella regione occidentale”.

Nei giorni scorsi, il 18 febbraio, un raid delle forze di Haftar avevano colpito una nave cargo nel porto di Tripoli. L’attacco, rivendicato dal LNA, era stato mirato ad un trasporto di armi proveniente dalla Turchia. L’accusa della fazione libica di Haftar al presidente turco Erdogan di fornire armi ai terroristi segue quella del presidente russo Putin. Il Cremlino aveva infatti puntato il dito contro Erdogan sulle armi che la Turchia avrebbe continuato a fornire ai terroristi in Siria perché ripartisse la destabilizzazione del governo di Assad. Il gioco della fornitura di armi a milizie terroriste per rendere precario l’assetto dei governi e rovesciare le sorti di una nazione non è gioco nuovo né inventato da Erdogan, ma sembra che il presidente turco lo stia attuando con scrupolo.

Sul fronte opposto, quello del Governo di Accordo Nazionale (GNA) presieduto da Fayez Al Sarraj a Tripoli, si sta giocando un’altra disperata partita politica con vendita della Libia al miglior offerente. Dopo aver fatto entrare dalla porta principale il sultano con mire espansioniste Erdogan, il governo di Tripoli sta adesso invitando gli Stati Uniti a prendere domicilio in Libia con un insediamento militare. Il ministro degli Interni di Tripoli, Fathi Bashagha, ha dichiarato sabato scorso in un’intervista telefonica con Bloombeeg che il suo governo ha proposto di ospitare una base militare americana in Libia. L’annuncio di Bashagha segue le dichiarazioni del segretario alla Difesa americano Mark Especon cui aveva presentato piani per ridimensionare la presenza militare degli Stati Uniti in Africa allo scopo di ottimizzare le risorse militari USA sparse in giro per il mondo. L’obiettivo è sempre quello di preparare il Pentagono per affrontare nemici come la Russia e la Cina.

Khalil Soysal (in foto), uno dei generali di Erdogan schierato in Libia sarebbe stato ucciso dalle forze di Haftar. La notizia è stata data dal quotidiano turco Sumanilo Khabar, secondo cui il militare sarebbe stato sepolto con cerimonia riservata e senza onori militari nella città della Turchia di Aydin. Non è però chiaro come e dove Soysal, detto “l’artiglio”, sarebbe stato ucciso e soprattutto quale missione stava comandando su suolo libico. La Turchia è però coinvolta in una prima linea di fuoco parallela su due fronti, quello libico e quello siriano. In entrambi i casi, Erdogan ha davanti un unico nemico che al momento non è alla portata della Turchia: la Russia. Il presidente russo Vladimir Putin ha minacciato di sospendere la fornitura delle batterie antimissili S-400 – ordinate alla Russia dalla Turchia con l’ira del Patto Atlantico – e di intervenire per fermare la fornitura di armi che Ankara consegnerebbe puntualmente ai terroristi anti-Assad ed a quelli anti-Haftar.

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