Se si considera quale primo round il Memorandum Italia-Libia ed il conseguente “Codice di condotta” per le ONG con cui il ministro dell’Interno italiano Marco Minniti aveva sparigliato la maggioranza delle navi umanitarie, ed il secondo round quello dei “decreti sicurezza” del suo successore Matteo Salvini, possiamo definire quello in cui le organizzazioni non governative si riorganizzano come un terzo round nel match per la salvaguardia della vita umana nel Mediterraneo centrale. In vista della nuova stagione – in vero un continuo con la precedente grazie alle condizioni meteo che hanno favorito le partenze – arrivano infatti nuovi mezzi per supplire alle politiche governative in materia di soccorso in mare. Sabato 29 febbraio è atterrato a Lampedusa un BE58 Beech 58 Baron, velivolo multiruolo bimotore il cui nome impresso sulla fusoliera lascia intendere di chi sarà il successore.
Si chiama “Sea Bird” il bimotore ad ala bassa da 380 Km/h che sorvolerà il Mediterraneo centrale con ricognizioni mirate che prima venivano effettuate dal “Moonbird”. Entrambi sono frutto degli sforzi della Ong tedesca Sea Watch che, grazie a questa intuizione datata 2016, ha permesso una più rapida ed efficace ricerca dei natanti in difficoltà; soprattutto in assenza di condivisione delle relative informazioni da parte delle Centrali per il Coordinamento dei Soccorsi Marittimi (MRCC). Il Sea Bird è arrivato sabato dalla Germania a Lampedusa dopo uno scalo maltese per rifornimento di carburante e già lo stesso giorno ha compiuto la sua prima missione in ricognizione nel Mediterraneo centrale sorvolando l’area SAR improvvidamente affidata alla Libia dall’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO).
Il Sea Bird non è l’unico nuovo arrivo sul fronte umanitario del Mediterraneo centrale. Ancora la Ong tedesca Sea Watch ha in arrivo un ulteriore sostanziale contributo al soccorso marittimo con una nuova nave, già pronta e battezzata Sea Watch 4. La nave ha lasciato nei giorni scorsi il nord Europa per raggiungere, con tappe tecniche che le impongono soste in altri porti, il Mediterraneo centrale dove ricevere il battesimo con la prima missione SAR (Ricerca e Soccorso). La Sea Watch 4 non è però solo frutto dell’organizzazione tedesca. La nave è stata affidata all’organizzazione, il cui bagaglio di esperienza è ormai solido, da un nuovo insieme non governativo denominato “United4Rescue”, il cui promotore è la Comunità delle Chiese Evangeliche tedesca. Anche la Ong spagnola Open Arms sta lavorando, anch’essa grazie al contributo economico dei suoi sostenitori, ad una nuova nave che possa sostituire l’ormai datato e piena di acciacchi omonimo rimorchiatore. Le Ong già operanti non sono le uniche novità che prossimamente saranno visibili in area SAR.
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