di Vittorio Alessandro
Si diffonde la furia nei confronti dei meridionali fuggiti dalla Lombardia non appena appresa la notizia, trapelata da fonti governative, della imminente chiusura delle zone rosse. Sono anch’io convinto che si dovesse agire con maggior senso di responsabilità – l’unica virtù che potrà tirarci fuori da questo incubo – ma è difficile pretendere che, chi si trovava al Nord per una tappa di lavoro o di svago, andasse a rinchiudersi in albergo per un tempo indeterminato.
Maggior senso di responsabilità andrebbe soprattutto preteso nei confronti delle patate in cravatta promosse a luminari della comunicazione governativa, gaudenti nel vedersi rincorrere dai microfoni ma perfettamente ignari di quali siano le regole dell’informazione in uno stato di emergenza, vincolata piuttosto alla riservatezza e a codici quasi militari. I cretini che hanno diffuso il panico (non è la prima volta) dovrebbero, insomma, tornare a divertire i telespettatori, piuttosto che accusare i giornalisti di aver fatto il proprio dovere.
A coloro, infine, che – in post anch’essi più o meno virali – condiscono la virulenza dei propri attacchi ai fuggitivi con riferimento al “sistema sanitario di merda” che esiste al Sud, consiglierei di venirci in vacanza, in futuro, soltanto in compagnia di un medico personale.