Aspettando la vera politica

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di Vittorio Alessandro

Buongiorno, signori intellettuali. Avete visto, sembra la fine del mondo e voi, che avete letto un mare di libri, fatto spallucce dinanzi al balbettìo di ogni nuovo impegno, parlato soltanto con i consueti amici del clan, sapreste certo filtrare la realtà inedita e difficile di questi giorni col bagaglio della vostra cultura consegnandoci idee, e non solo. Passioni, sogni, coraggio.

Direte che questo è il momento delle azioni, sono d’accordo, ma non basterà certo l’inno nazionale dai balconi a sorreggerle, soprattutto se il sacrificio dovrà durare, come sembra, tanti mesi.

In assenza della politica, quella vera (i partiti, nella migliore delle ipotesi, sanno ora organizzare soltanto pullman), non possiamo, per tutto questo tempo, essere frastornati dai comunicati di condottieri ed epidemiologi. Abbiamo bisogno di significati, e non possiamo aspettarceli dai bravi intrattenitori televisivi.

So che molti di voi, pur con figli e nipoti, cullati da una poesia di Rimbaud, non aspettavano che la fine del mondo. Se vi va, provate ora a decifrarla.

“Abbiamo scalato Francia, Spagna, Italia, in questo terribile frangente.

Per decreto e nostra scelta, siamo relegati a bordo. Per noi non è un sacrificio dato l’abitudine di essere relegati in un ambiente chiuso. Quel che ci rode è che si percepisce una diffidenza su quella che può essere la nostra salute. Al contrario siamo noi ad essere terrorizzati da chiunque salga a bordo. Ben consci che una infezione portata a bordo difficilmente potrà essere contrastata, una volta in mare aperto e con l’essenziale farmacia in dotazione. Non siamo gli “alberghi passeggeri” (le grandi navi di lusso). Nessun faro su di noi”.

Così scrive il comandante di un piccolo mercantile, ora agli ormeggi a Genova, alla Società Marittima del Mutuo Soccorso di Lerici.

La lettera giunge da quel sottosuolo che è il mondo chiuso e lontano delle navi, in un momento di emergenza che trova i lavoratori del mare non soltanto, come sempre, lontani dalle famiglie, ma ancor più deboli, reclusi senza neanche un balcone da cui poter cantare.

Le navi hanno il fischio e la sirena per il pericolo e il congedo, e non bastano certo a far sentire l’anima di chi sta a bordo. Vite sconosciute ai più e, del resto, i marittimi giunti a terra parlano pochissimo e hanno ben poco da raccontare.

“Scrivo alla Società Marittima affinchè attinga dai Comandanti a terra le impressioni per dare un senso al mio messaggio e almeno in questa sede ci si ricordi di noi”.

Ringrazio Bernardo Ratti e la Società Marittima per avermi esteso il messaggio del comandante lericino. Lo faccio mio e lo diffondo, nella speranza che venga letto da molti.

Informazioni su Vittorio Alessandro 188 Articoli
Ammiraglio in congedo, è stato a lungo responsabile della comunicazione della Guardia costiera e del reparto ambientale delle Capitanerie. Ha curato l’informazione istituzionale in occasione delle migrazioni via mare nel 2011 e del sinistro della Costa Concordia nel 2012; ha guidato la missione ambientale italiana Bahar in Libano nel 2006. Dal 2012 al 2017 ha presieduto il Parco Nazionale e l’Area marina protetta delle Cinque Terre. Nel 2014 ha pubblicato “Puntonave” (Mursia editore) e dal 2012 cura l’omonima pagina su Facebook.

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