di Vittorio Alessandro
Dicono che è nei momenti più difficili della storia, quando la libertà e il dialogo sono compressi o negati, che l’arte esprime la forza della visione. Stati Uniti e Gran Bretagna, per esempio, hanno offerto alta cultura al mondo proprio quando il loro sogno di grandezza si incagliava, ad esempio, per gli Stati Uniti nel segregazionismo o nella guerra in Vietnam; per l’Inghilterra nella resistenza ringhiosa alle rivendicazioni dei minatori. Ci vorranno ora stormi di scrittori, poeti e musicisti per ripulire l’immagine delle due nazioni dalla squallida prova offerta nei giorni che stanno cambiando il mondo.
Boris Johnson, forse ora approdato a più miti consigli, aveva dato in pasto il proprio paese al virus perché vincesse il migliore.
Dall’altra parte dell’oceano, Donald Trump ha tentato di soffiare il vaccino in corso di sperimentazione in Germania, prenotandone il brevetto a suon di miliardi come si farebbe per un nuovo modello di smartphone. Ora è giunta la notizia che gli USA avrebbero comprato da un’azienda bresciana mezzo milione di tamponi, utili a coprire le esigenze dei focolai italiani del Nord, e invece trasferiti a Memphis con aereo militare.
Se questo è il ruolo dei paesi tradizionalmente alla guida dell’Occidente, benché confortati dall’arte, dovremo affrontare una stagione veramente cupa.
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