di Vittorio Alessandro
Attenzione, scrive oggi Marcello Sorgi su La Stampa, dopo l’uso dell’esercito non rimarrebbe altra misura da prendere, ma non è vero. Immediatamente dopo quella c’è, infatti, l’uso sbagliato dell’esercito, e ci si arriva in un attimo. Le prime reazioni collettive all’emergenza (alcune anche euforiche, nonostante i morti) lasciano via via il posto alla paura e alla rabbia ma, non potendosi aspettare il virus sotto casa, ci si sfoga sempre di più alla ricerca degli untori. Il ruolo degli amministratori è, a questo punto, decisivo: non devono farsi prendere la mano, realizzando surrettiziamente quel sogno di modello autoritario che conservavano nel Dna e che, pudicamente, avevano messo da parte. Punire gli irresponsabili e gli stupidi è una cosa, sottoporre una intera società al controllo militare è un’altra.
L’aspettativa è, però, ormai diffusa (pazienza, dice la gente): con ogni probabilità passeremo dunque dai quattromila militari di Strade Sicure ai ventisettemila da spiegare contro gli imprudenti del coronavirus. Non so in quali caserme questi soldati alloggeranno e di quali dotazioni e logistica essi disporranno contro un contagio che, in ambienti ristretti e di inevitabile contiguità fisica, potrebbe diventare un focolaio come quello accertato ieri in due conventi di Fondi.
Non possiamo, però, mettere anche i militari – i famosi “nostri ragazzi” – a rischio, come già oggi il personale sanitario e i carcerati.
Sarebbe più giusto spendere i soldi in modo diverso, magari affidando la sicurezza a una protezione civile bene attrezzata e allargata a nuovi volontari (le armi non servono), fornendo di dotazioni gli ospedali e di mascherine tutta la popolazione.
A proposito, signor Governatore della Sicilia all’avanguardia nelle misure per il contenimento del virus, queste mascherine servono o non servono? Nell’incertezza, non sono riuscito comunque a trovarne in farmacia, in parafarmacia, al supermercato o presso i rivenditori online: forse, ci dica, bisogna rivolgersi agli amici o agli amici degli amici.