di Vittorio Alessandro
Uno dei privilegi più controversi della democrazia è la libertà di suicidarsi, come ha fatto quella ungherese consegnandosi a Viktor Orbán e come, in altri tempi, fecero l’Italia e la Germania. La paura, oggi come allora, diffonde la tentazione di mettersi in riga (nella certezza che, tanto, le bacchettate per chi non ha la camicina a posto arriveranno agli altri) e di affidarsi al controllo di occhiuti vicini di casa, ben più pericolosi di qualsiasi sistema informatico.
Qui da noi si dice, però, che la democrazia sia più solida e tutti conoscono a memoria Bella Ciao. Direi, piuttosto, che la nostra fortuna sia stata fin qui di poter vantare propugnatori dei poteri forti che Orbán, Putin o Erdogan non metterebbero neppure alle fotocopie.
Ci pensi, il premier Conte, che governa con i Dpcm essendosi congelato, per forza di cose, il potere del Parlamento. Ci pensi: ché, questa, doveva essere pratica di un giorno, non di una stagione.
Il tic dei pieni poteri per il procurato allarme sociale a causa dell’eccessiva presenza di immigrati (dov’è finito quel pericolo?) è di poche settimane fa, ora si è affacciata – da noi e in Ungheria – la ben più consistente paura del contagio.
Toccherà difendersi, domani, dalle conseguenze di una possibile carestia e della fame.