di Vittorio Alessandro
Mai come adesso lo sguardo sul mare fa pensare alla vita. Lui non è intaccato dal male, infatti, e i suoi pesci – orche, fere, tonni e sardine – faranno la Pasqua più serena dacché stanno al mondo. Le navi, no. Pezzi di terra in viaggio, non solo perché così dicono le leggi della navigazione, da sempre temono il morbo (e il fuoco) più dello stesso mare che hanno sotto a precipizio, e con questa paura devono vedersela i marinai e i loro comandanti.
E allora, diciamola tutta. Il bravo comandante della Diamond Princess, sceso per ultimo dalla nave contaminata, non è un eroe ma ha soltanto fatto ciò che si chiede di fare a un comandante. La mente, certo, corre a chi recentemente non onorò il proprio dovere, ma al suo confronto il numero degli eroi sarebbe, allora, sterminato.
Il comandante deve, però, essere anche giusto. Come quello della Costa Diadema, che voleva portare la nave e il proprio equipaggio alla Spezia, ed è stato vergognosamente respinto. Giusto è il comandante della Costa Smeralda, rifiutata da Genova ed accolta invece a Marsiglia.
Giusto il comandante Brett Crozier della portaerei americana Roosevelt, colpita dal virus, che ha chiesto ai superiori di evacuare la nave per impedire che il morbo decimasse i suoi uomini, e che non è stato accontentato, ma rimosso dall’incarico.
Esser giusti è difficile più che esser bravi, perché l’umanità non si apprende dai manuali.
Il mare lo sa, e guarda in silenzio.
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