di Mauro Seminara
L’annuncio di epilogo di ieri si è manifestato con una sequenza di comunicati stampa di sindacati ed associazioni di categoria, un post Facebook di annuncio di ritiro ed un bombing di commenti al post. La frittata era però già fatta ed il leader della Lega, forse per tentare di spazzare via il massacro subìto con la solita tecnica del “chiodo scaccia chiodo” già rodata in comunicazione, per un effetto colpo di spugna, poco dopo spara la proposta di aprire le chiese per Pasqua. Una sequenza di assurdità in cui la mattina di ieri, 4 aprile 2020, le categorie colpite da quello che in molti, tra cui le sigle sindacali Cgil Cisl Uil Fp, hanno definito un “emendamento vergogna su operatori sanitari” targato Lega insorgono all’indirizzo di Matteo Salvini; alle 13:16 il segretario della Lega pubblica un video su Facebook annunciando il ritiro dell’emendamento ed alle 14:28 si collega con Maria Latella su Sky per una videointervista in cui, alle 14:51, lancia la proposta di accogliere le istanze di non si sa bene chi sull’apertura delle chiese in occasione della Santa Pasqua. Il risultato – se questo voleva essere – è stato in parte raggiunto e sui social, nel giro di poco tempo, iniziano a piovere commenti polemici e non sull’idea di aprire le chiese lanciata da chi sul proprio account social ha in evidenza lo slogan “#chiuderetutto Chiudiamo oggi per ripartire, sani, domani” accompagnato da un immancabile tricolore a forma, in questo caso, di cuore.
Cosa è l’emendamento della vergogna
Il decreto-legge 17 marzo 2020 n. 18, il cosiddetto “Cura Italia”, è dal 18 marzo in giro per le aule delle Commissioni parlamentari che lavorano alla sua conversione in legge dello Stato. L’iter è nella fase in cui le parti propongono i propri emendamenti al testo e tra esse c’è la Lega che deposita una lunga serie di emendamenti al “Cura Italia” su temi finanziari ma anche all’articolo 1 del testo. Prima firma del senatore Matteo Salvini, ma di un elenco di firmatari che conta in totale 60 parlamentari tra i quali lo Stato maggiore della Lega, si legge la proposta di modifica al testo “b) dopo l’articolo inserire il seguente:“. Il testo da inserire, secondo il senatore Salvini e gli altri 59 compagni di partito, è il seguente: “Le condotte dei datori di lavoro di operatori sanitari e sociosanitari operanti nell’ambito o a causa dell’emergenza COVID-19, nonché le condotte dei soggetti preposti alla gestione della crisi sanitaria derivante dal contagio non determinano, in caso di danni agli stessi operatori o a terzi, responsabilità personale di ordine penale, civile, contabile e da rivalsa, se giustificate dalla necessità di garantire, sia pure con mezzi e modalità non sempre conformi agli standard di sicurezza, la continuità dell’assistenza sanitaria indifferibile sia in regime ospedaliero che territoriale e domiciliare.“
A scanso di equivoci, l’emendamento per cui è facile immaginare telefonate di ringraziamenti dai governatori regionali leghisti delle aree maggiormente colpite da epidemia di Covid-19 come Lombardia e Veneto, include un secondo comma: “Dei danni accertati in relazione alle condotte di cui al comma 1, compresi quelli derivanti dall’insufficienza o inadeguatezza dei dispositivi di protezione individuale, risponde civilmente il solo ente di appartenenza del soggetto operante ferme restando, in caso di dolo, le responsabilità individuali.“. Difficile non considerare la proposta di modifica leghista come un emendamento “salva governatori leghisti”. Ma il motivo per cui il testo da emendare diventa subito oggetto di vergogna sta più nelle conseguenze a carico del personale sanitario che nel modo di salvare da eventuali responsabilità penali i “datori di lavoro”. L’effetto dei due commi proposti dalla Lega è semplice e subito chiaro al personale sanitario impiegato in prima linea sul fronte del Covid-19. In poche parole, perché tutto sia estremamente chiaro, si può riassumere con un esempio ben rappresenta ciò a cui il personale in oggetto è estremamente esposto in questi giorni.
Cosa prevede l’emendamento di Salvini
Ipotizziamo che uno dei medici che in questi giorni denuncia l’assenza di dispositivi di protezione individuale (DPI), idonei a tutelare la propria salute e di conseguenza quella dei pazienti di cui deve prendersi cura, come mascherine adeguate e quanto altro previsto dai protocolli, operando in condizione di pericolo che prescinde dalla propria volontà contrae il virus e lo contagia poi ad una persona ricoverata in ospedale che a causa del contagio muore, questa circostanza vede chiaro che “se giustificate dalla necessità di garantire, sia pure con mezzi e modalità non sempre conformi agli standard di sicurezza, la continuità dell’assistenza sanitaria indifferibile sia in regime ospedaliero che territoriale e domiciliare”. Ma se un parente di una vittima dovesse sporgere denuncia contro ignoti chiedendo indagini sull’ospedale in cui è morto di Covid-19 il proprio familiare, magari ricoverato per altre ragioni e non già ammalato a causa del nuovo coronavirus, cosa accadrebbe? Risponde il comma 2 dell’emendamento con questa univoca precisazione: “Dei danni accertati in relazione alle condotte di cui al comma 1, compresi quelli derivanti dall’insufficienza o inadeguatezza dei dispositivi di protezione individuale, risponde civilmente il solo ente di appartenenza del soggetto operante ferme restando, in caso di dolo, le responsabilità individuali.“. Questo secondo comma è un rafforzativo della premessa inserita al comma 1 che già spiegava “Le condotte dei datori di lavoro di operatori sanitari e sociosanitari operanti nell’ambito o a causa dell’emergenza COVID-19, nonché le condotte dei soggetti preposti alla gestione della crisi sanitaria derivante dal contagio non determinano, in caso di danni agli stessi operatori o a terzi, responsabilità personale di ordine penale, civile, contabile e da rivalsa…”
Quindi, secondo la Lega ed il suo segretario che ha posto la prima firma all’emendamento, “in caso di danni agli stessi operatori o a terzi”, conseguenti ad esempio all’assenza di DPI per medici ed infermieri e di tamponi effettuati ogni giorno all’intero personale sanitario, “risponde civilmente il solo ente di appartenenza del soggetto operante ferme restando, in caso di dolo, le responsabilità individuali.“. Quindi, in poche ma chiare parole, i medici e gli infermieri che vengono definiti – per comodità opportunista – come degli “eroi” e che devono lavorare in condizione di stress e pericolo per se e per gli altri devono poi anche pagare, magari penalmente, nel caso in cui l’aver lavorato senza le dovute ed obbligatorie condizioni che il datore di lavoro deve fornire dovesse risultare causa di conseguenze o addirittura decessi. Appena appreso il testo dell’emendamento, l’insorgere di reazioni estreme è stato immediato e se ne è accorto lo stesso capofila del testo, Matteo Salvini.
Le reazioni all’emendamento
Le sigle sindacali Cgil Cisl Uil Fp vanno giù dritto sul caso e con una nota di ieri mattina accusano senza mezzi termini il leader populista affermando che è “Una vergogna” e che “Da un lato il senatore Salvini fa tanta retorica sul valore degli operatori sanitari impegnati nell’emergenza Coronavirus mentre dall’altra in Senato lavora per scaricare sulle loro spalle le responsabilità civili e penali.“. L’auspicio dei sindacati è quindi che “Salvini ritiri l’emendamento vergogna che lascia scoperti medici, infermieri e operatori sanitari“. La denuncia, che ha reso di pubblico dominio l’emendamento, ha scatenato i social e tra i profili che twittano e postano commenti ci sono medici ed infermieri, personale sanitario in generale e personale sanitario che opera sulla prima linea dei focolai di Covid-19. In poche ore il testo della proposta modifica, gettato li, in mezzo ad un interminabile elenco di emendamenti, scoperto e denunciato a gran voce, diventa un brutto autogol per il consenso del partito e del suo “capitano” segretario federale. All’ora di pranzo arriva il dietro front del leader leghista.
Quando la pezza è peggio del buco
Alle 13:16 di ieri, sabato 4 aprile 2020, Matteo Salvini posta un video su suo account Facebook per annunciare il ritiro del suo “emendamento della vergogna” – o emendamento salva governatori leghisti – e lo fa con una scusa che offende medici ed infermieri tanto quanto aveva già fatto il testo dell’emendamento stesso. Tra i commenti al video, un vero e proprio bombardamento, la solita claque leghista o di fanatici del “capitano” non riesce a mitigare l’ira. Impossibile prenderne le difese. Di fatto, neanche il senatore Salvini era riuscito a difendere se stesso e la sua spiegazione si era limitata ad un meschino spiegare che erano stati presentati diversi emendamenti per tutelare il personale medico e paramedico e che “se qualcuno di questi emendamenti si presta a diverse interpretazioni allora lo ritiriamo“. A fronte di 80 medici e 26 infermieri deceduti a causa di una epidemia che in due mesi ha già ucciso oltre 15.000 persone, la scusa delle “diverse interpretazioni” di un testo firmato da 60 persone è inaccettabile ed i commenti al video sono un massacro per il leghista: “L’emendamento proposto non era per niente fraintendibile“, “Fraintendibile un paio di palle! L’intento era chiarissimo: salvare la classe dirigente che si è rivelata incredibilmente inadeguata. Oggi c’avete provato voi, domani ci proverà qualcun altro, senza dubbio. Ma noi sanitari abbiamo finito di farci prendere per i fondelli. Passata questa bufera faremo i conti con tutti“; “Ritiratelo pure. Bella figura di palta. Non era neanche da pensare. ‘Le condotte dei datori di lavoro di operatori sanitari e socio sanitari… ecc ecc‘ un po’ troppo chiaro per subire interpretazioni. Ma vi frega qualcosa dei sanitari?”; “C’è poco da fraintendere, la lingua Italiana non è poi così complicata!”; “Ma quali fraintendimenti, se lo avessi letto ti saresti accorto che non c’è niente di fraintendibile per ogni persona che intende l’italiano. Come al solito sei riuscito a correre ai ripari e a salvare la faccia”. Una sequenza di circa 3.000 commenti, praticamente quasi tutti sulla stessa rima.
Il diversivo
Tra l’elenco di commenti devastanti per l’immagine di Salvini e della Lega, anche agli occhi dei più fedeli seguaci, ce ne sono di impossibile “diversa interpretazione”. Tra questi, ad esempio, quello di una delle tante persone che lavorano presso un’azienda ospedaliera che – scelto fra i tanti – può rendere l’idea di come emendamento e pezza siano stati accolti: “Dovreste vergognarvi per quell’emendamento ….è un grave insulto nei confronti di chi, ogni giorno, rischia la propria vita! E vorrei aggiungere che è oltremodo offensivo che ci consideriate degli stupidi perché c’è gente che conosce bene la lingua italiana e che non ha difficoltà di comprensione o di interpretazione di ciò che è scritto nero su bianco. Questo ( e lo dico con amarezza) dimostra la grande ipocrisia di una classe politica che non riesce a tutelare nessuno, men che meno chi in questi momenti di grave emergenza sta dando l’anima!“. Gli “eroi” presi a calci nel sedere per tutelare i dirigenti che, scrive un altro commentatore al post del leghista, “sono indifendibili”. Con l’amichevole premessa “Caro Salvini”, il commento recita che “questo emendamento era solo a favore delle dirigenze, proprio quelle che in questa emergenza si sono rivelate incapaci… purtroppo sono pochi coloro che stanno ai vertici e che sono stati messi lì per effettiva meritocrazia….e ora sono usciti allo scoperto…devono prendersi tutti le proprie responsabilità…il prezzo più alto viene pagato da tutto il personale sanitario grazie anche alle incompetenze di costoro…non è accettabile che vengano ancora difesi…sono indifendibili“. Non si tratta di annunci da politico in TV ma di politica reale, con un documento depositato in Parlamento, e per Salvini è una Caporetto ed è necessario spazzare via il tema con altro argomento.
Alle 14:28 arriva L’Intervista con Maria Latella ed il leghista parla, dopo qualche minuto di collegamento con tema euro ed Europa, di tutela legale per medici ed infermieri citando alla leggera l’emendamento incriminato: “Ci sono emendamenti che circolano, mal formulati, e quindi, magari, ne chiedo scusa anch’io, però la priorità adesso è la salute di medici, infermieri, operatori socio sanitari ed assistenziali, domani anche legale perché vuoi mai che tizio denunci caio perché non ha fatto…“. Gli emendamenti “che circolano, magari mal formulati” e di cui chiede scusa anche Matteo Salvini, sono un emendamento di cui è prima firma proprio il senatore Matteo Salvini. Latella commenta con un candido “abbiamo visto”, pare riferendosi a qualche caso di denuncia in ambiente sanitario accennato dal suo ospite, e lascia spazio all’annuncio di proposta di detassazione del 70% dello stipendio del personale sanitario. Immediatamente dopo, l’intervistatrice cambia argomento e passa ai titoli di Stato italiani chiudendo la parentesi emendamenti al “Cura Italia”. Prima che la trasmissione finisse, in perfetta attuazione delle regole di comunicazione secondo cui ciò che più rimane impresso in una lunga conversazione, o intervista, sono le ultime cose ascoltate, Salvini apre la pagina dei poveri fedeli che non possono recarsi in chiesa neanche a Pasqua e propone di accogliere le loro istanze – come già scritto in apertura articolo, non si sa bene di chi – con l’apertura “ordinata” delle chiese per il giorno della Pasqua di Resurrezione. Regole di comunicazione che funzionano con il risultato che per il resto del pomeriggio e fino a sera sui social l’argomento più dibattuto è il contraddittorio proporre di “#chiuderetutto” ed al tempo stesso andare in chiesa a Pasqua. Il gioco è fatto.
Comunicato stampa dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Torino del 4 aprile 2020 sull’emendamento della Lega alla conversione in legge del DL “Cura Italia”
A ieri, sono 77 i medici morti in Italia. Solo in Piemonte, almeno 60 sono ricoverati in condizioni serie. Dei medici positivi al Covid-19 si è perso il conto, ma si stima che sia stato contagiato il 15% degli operatori.
A fronte di questi dati, nella discussione al Senato sulla conversione del decreto legge Cura Italia (il dl n. 18 del 17 marzo), sono stati presentati alcuni emendamenti che prevedono una sostanziale immunità per le strutture sanitarie e per i soggetti preposti alla gestione della crisi sanitaria, in relazione agli eventi avversi accaduti durante la pandemia da Covid-19 e in particolare “in caso di danni agli operatori”.
Gli emendamenti, con sfumature differenti in base al proponente, sostengono tutti lo stesso concetto: le condotte dei datori di lavoro non determinano responsabilità penale, civile ed erariale. I proponenti sono esponenti delle forze di governo e di opposizione.
Dunque, nessuna colpa se i DPI non sono arrivati, se i tamponi non sono stati fatti, se respiratori e caschi non sono sufficienti, se la gravità dell’epidemia è stata sottostimata, se l’organizzazione è stata incapace, incerta, lenta e lacunosa.
Nessuno potrà indagare: noi medici siamo definiti eroi, che devono lavorare con abnegazione e spirito di servizio, e tanto basta.
Si piangono i pazienti, ma non si potrà verificare se i sanitari sono stati messi nella condizione di curarli con tutti gli strumenti possibili. E se sono stati tutelati o mandati ad ammalarsi nell’esercizio delle loro funzioni.
Questi emendamenti sono crudeli, sprezzanti e offensivi per una categoria che sta combattendo e lavorando a mani nude. Sono inaccettabili in uno stato di diritto.
L’Ordine dei Medici di Torino, insieme alle maggiori organizzazioni sindacali dei medici, chiede che i proponenti li ritirino immediatamente, chiedendoci scusa per aver pensato di assolvere a priori le strutture sanitarie e le istituzioni che avevano la responsabilità e il dovere di tutelarci: tutto il paese è al nostro fianco.
Ci ricorderemo di tutto.
L’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri
della Provincia di Torino
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