La Alan Kurdi, unica nave Ong che ha lasciato il porto, nei giorni scorsi, per una missione SAR nel Mediterraneo centrale in vista della finestra meteo propizia alle partenze dalla Libia, è intervenuta in aiuto di una barca in legno con 68 persone al confine con le acque territoriali del Paese in guerra. Mentre la nave Ong metteva in mare il primo rhib per il soccorso è sopraggiunto a gran velocità un motoscafo libico con uomini armati a bordo. Questi hanno aperto il fuoco, per fortuna in aria, per intimidire i soccorritori e la paura ha colpito anche i profughi che si sono gettati in mare. Momenti drammatici, gente in mare ed armi spianate. Circa la metà delle persone si erano gettate in mare tentando poi di raggiungere la nave della Ong Sea Eye a nuoto mentre dal ponte di comando il capitano della Alan Kurdi, Barbel Beuse, comunicava alle autorità tedesche – la nave batte bandiera della Germania come la Ong – quanto stava accadendo. Le pericolose manovre dei libici si sono poi quietate e gli uomini armati a bordo del motoscafo si sono accontentati di recuperare la barca lasciando all’Organizzazione non governativa tedesca il compito di salvare i naufraghi che erano anche privi di giubbotti di salvataggio. “Quando ho sentito degli spari libici ero molto preoccupato per il mio equipaggio e per i profughi“, ha dichiarato capo missione Stefan Schutz.
La barca era stata segnalata alle autorità competenti ed alla nave Ong dalla piattaforma volontaria Alarm Phone che aveva ricevuto la richiesta di aiuto da parte dei profughi ed aveva localizzato la barca. Richiesta di soccorso che aveva quindi prodotto un intervento, questa mattina, non esattamente di soccorso da parte dei libici spuntati in modo aggressivo sul posto e con il grilletto facile. Non è chiaro se a quietare gli uomini armati sul motoscafo siano state telefonate internazionali conseguenti alla comunicazione che il comandante della Alan Kurdi aveva immediatamente fatto alle autorità tedesche. Fortunatamente, a parte lo choc e principi di ipotermia, tutti i profughi sono stati presi a bordo della Alan Kurdi sani e salvi. La nave si è poi rapidamente allontanata dai libici e dal confine con le sue acque territoriali cercando riparo in direzione di una delle piattaforme petrolifere che si trovano nel Mediterraneo centrale. La Alan Kurdi era giunta ieri in zona SAR libica. Adesso però dovrà fare i conti con la rigida posizione italiana che ha già paventato l’impossibilità di accogliere migranti a causa dell’epidemia di Covid-19. Perfino la missione europea Irini, che dovrebbe sostituire la precedente Sophia – terminata il 31 marzo – dal primo di aprile, prevede che i migranti eventualmente soccorsi vengano sbarcati in Grecia in virtù di accordi europei con l’Italia che pretende “porti chiusi” anche ai profughi in cerca di asilo.
Mentre la Alan Kurdi navigava verso nord, a conferma delle condizioni meteo propizie e di partenze non “concordate” con le Ong, a Lampedusa arrivava una barca di migranti che autonomamente aveva raggiunto le acque territoriali italiane. La barca è stata intercettata dalla Guardia di Finanza che l’ha scortata a terra. A bordo 34 persone di cui 23 uomini ed 11 donne, in prevalenza di nazionalità subsahariana. Lo ha reso noto il sindaco dell’isola, Totò Martello, che ha confermato l’ordinanza sindacale di quarantena all’interno del centro di prima accoglienza di Contrada Imbriacola in cui sono stati condotti dopo lo screening al molo e la consegna di dispositivi di protezione individuale. “Ho immediatamente firmato una Ordinanza Sindacale – annuncia il sindaco con una nota – che prevede che tutte le persone sbarcate siano direttamente trasferite dal Molo Favaloro (dove sono state raggruppate ed assistite da personale fornito di Dispositivi di protezione individuale così come previsto dalle norme sul Coronavirus) all’interno del Centro di Accoglienza, dove resteranno in condizione di quarantena senza dunque potersi mai allontanare dalla struttura”. Il centro di prima accoglienza di Lampedusa era vuoto dal trasferimento dei 26 migranti approdati sull’isola il 12 marzo e trasferiti, dopo la quarantena, il 30 dello stesso mese.