di Vittorio Alessandro
A Parlamento chiuso, e senza nemmeno la firma del presidente del Consiglio, il decreto De Micheli “sicurezza ter” ribadisce e rafforza la logica dei precedenti, prevedendo misure di contenimento degli arrivi non a terra ma in mare, dove non salvare significa lasciare che la gente muoia. Dice la norma, in sostanza, che i nostri porti sono chiusi alle persone salvate dalle navi Ong, e fuori dalla zona SAR italiana: per questi casi, e solo per questi, il nostro territorio è dichiarato (mai era successo) non sicuro a norma dei trattati internazionali del mare.
La forza dirompente di tale direttiva è stata accolta da un sostanziale silenzio. Certo, in altri tempi essa sarebbe stata accompagnata da accorati appelli alla difesa dei sacri confini, da ostentazioni sacre, da ingiurie alle Ong, e via twittando. Lo stile cambiato induce, forse, a non recriminare sparando titoli in prima pagina: del resto, i salotti per bene sono chiusi e i comici in tv hanno poco da far ridere.
Tout va très bien, Madame la Marquise, purché la nuova norma sia accompagnata dall’inno di Mameli e da un commovente “ce la faremo”. Qualcuno penserà, anzi, che alla fine ce l’abbiamo fatta.