di Domenico Gallo
La posta in gioco. Qualche giorno fa è stato pubblicato un appello di 100 intellettuali, filosofi, economisti, giuristi, storici di diversi Paesi dell’UE: Belgio, Francia, Germania, Italia, Spagna, Portogallo che mette in evidenza la posta in gioco in questo momento drammatico della nostra storia: la sopravvivenza del progetto europeo e dei suoi valori oppure la sua dissoluzione.
“L’Unione Europea non è solo un mercato comune – osserva il documento – dotato di un’unica moneta. E’ soprattutto una comunità politica definita dalla condivisione di valori politici basilari: l’uguaglianza, la dignità della persona, la pace, la solidarietà, i diritti di libertà e i diritti sociali attribuiti a tutti i cittadini europei. Oggi, di fronte alla più grave emergenza della sua storia, questo miracolo di civiltà giuridica rischia di precipitare nella tragedia degli egoismi economici e dei conflitti politici. Sappiamo bene che la cecità nazionalistica può avere effetti più devastanti di una pandemia. L’esperienza del secolo passato ce lo ha insegnato. Per questo, noi popoli europei abbiamo pattuito che, ‘per lottare contro i grandi flagelli che si propagano oltre frontiera’, gli Stati membri della nostra Unione ‘coordinano tra loro, in collegamento con la Commissione, le rispettive politiche’ e ‘agiscono congiuntamente in uno spirito di solidarietà’ (Trattato sul funzionamento dell’Unione, artt. 168 e 222) (..) L’Unione europea, superando il penoso conflitto tra opposti sovranisti, deve agire immediatamente a sostegno dei Paesi in cui più violento è stato l’impatto del virus e meno sostenibili sono le conseguenze sociali del blocco delle attività produttive. Il futuro dell’Unione è legato alla tempestività e all’efficacia di questa azione a beneficio della vita dei suoi cittadini. Il benessere e la pace di domani dipendono dalle decisioni di oggi.”
Le decisioni di oggi ruotano intorno al braccio di ferro sugli strumenti finanziari da adottare per sostenere gli Stati membri, e in particolare sulla possibilità di emettere titoli garantiti da tutta l’Eurozona. E non si tratta di scelte di tecnica finanziaria. La posta in gioco è la sopravvivenza dell’Unione ed il confronto avviene fra la grettezza degli egoismi nazionali e la scelta della solidarietà fra le nazioni europee che si riconoscono in un destino comune e agiscono di conseguenza.
Noi non conosciamo gli esiti dell’Eurogruppo in corso mentre scriviamo queste note. Però sappiamo che in Germania è in atto un profondo ripensamento, testimoniato, fra l’altro, dall’editoriale choc dello Spiegel, che ha qualificato come “gretto e vigliacco” il rifiuto tedesco degli eurobond, e sappiamo che ogni tentativo di mediazione è stato fin qui sabotato dal ministro delle finanze olandese Wopke Hoekstra, che ha agito confortato da due mozioni contro gli eurobond approvate dal parlamento olandese su iniziativa del Forum per la Democrazia (FvD), un partito sovranista che si propone l’obiettivo politico di sfasciare l’Unione europea. L’affondo del sig. Wopke Hoekstra diretto soprattutto contro l’Italia e la Spagna, le due nazioni maggiormente piagate dal Covid-19, ci ricorda Maramaldo, un personaggio passato alla storia per la sua viltà contro il quale si levò il grido di Francesco Ferrucci: vile tu uccidi un uomo morto! Indubbiamente il ministro olandese ha vinto il premio Maramaldo 2020.
Lo spirito di Maramaldo, però, non è un’esclusiva dei politici olandesi, la tentazione di colpire i più deboli discende per i rami ed arriva un po’ dappertutto. Come si potrebbe altrimenti qualificare l’assurdo decreto interministeriale emesso il 7 aprile dal Ministro per le infrastrutture, di concerto con il Ministro degli esteri, dell’Interno e della Salute, che ha stabilito che: “Per l’intero periodo di durata dell’emergenza sanitaria nazionale derivante dalla diffusione del virus COVID-19, i porti italiani non assicurano i necessari requisiti per la classificazione e definizione di Place of safety (luogo sicuro), in virtù di quanto previsto dalla Convenzione di Amburgo, sulla ricerca ed il salvataggio marittimo, per i casi di soccorso effettuati da unità navali battenti bandiera straniera al di fuori dell’area SAR italiana.”
Per chi non l’avesse capito si tratta di un decreto ad navem volto ad impedire lo sbarco dei 150 migranti salvati dalla nave tedesca Alan Kurdi e ad impedire il soccorso in mare, trattandosi dell’unica nave ONG rimasta nel Mediterraneo centrale per effettuare ricerca e salvataggio dei naufraghi. A parte l’illegalità di un simile provvedimento paragonabile ai precedenti atti assunti dal Ministro Salvini, la domanda che dobbiamo porci è questa, possiamo fare una battaglia per far prevalere il valore della solidarietà in Europa e poi ispirarci a Maramaldo uccidendo gli uomini morti?
(Editoriale di Domenico Gallo pubblicato in condivisione con Il Corriere dell’Irpinia)
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