di Beatrice Parizzi
Sono molti gli aspetti della nostra vita che sono stati stravolti dall’emergenza Coronavirus che stiamo tutti vivendo. Ciò che prima era naturale e spontaneo ora, non lo è più. L’uomo è un essere sociale che nasce all’interno di relazioni, si definisce attraverso queste e cresce con esse nel corso di tutta la sua vita. I rapporti non sono fatti solo di parole e di contenuto verbale ma anche, se non soprattutto, di sguardi, carezze, abbracci, sorrisi, risate, compagnia, calore, odori e contatto. Tutto ciò che, in questa situazione così surreale e inaspettata, ci è stato chiesto di evitare, ci fa paura e mette in allarme. Questo virus ci ha richiesto un enorme sforzo di adattamento e la rinuncia temporanea a ciò che ci caratterizza dalla nascita: il contatto umano e le relazioni vissute in presenza. Io credo fortemente nel potere dei rapporti umani, del dialogo, del contatto e della relazione, tanto da averlo fatto diventare il mio lavoro. Alla base del mio lavoro di psicoterapeuta analista-transazionale c’è l’assunto che “è la relazione che cura”, una relazione capace di sostenere e di far evolvere.
Inevitabilmente anche io mi sono dovuta adattare alle nuove norme che tutti noi siamo chiamati, responsabilmente, a seguire. È dal 9 Marzo che ho sospeso le sedute in studio e ho adottato la modalità telematica (Skype e telefono), tutta nuova per me. Devo confessare che ero scettica all’inizio. Ho sempre visto le persone in studio, dal vivo e mi chiedevo come potesse essere, invece, vederle tramite uno schermo. Inevitabilmente, il passaggio a questa nuova modalità non aveva soltanto delle implicazioni tecniche ma anche relazionali, di privacy (riuscirò ad avere uno spazio tutto mio? Gli altri in casa mi sentiranno?) e di risonanza emotiva (come sarà?). Una volta presa io stessa confidenza con questo nuovo strumento, è stato poi più facile aiutare i miei pazienti ad abituarsi a questa nuova modalità. Uno dei principali problemi era relativo alla privacy: non ho uno spazio tutto mio. È vero che fare psicoterapia in casa con i famigliari può far avere la sensazione di non avere privacy ma spesso è più il timore di questo, che un’assenza effettiva di spazio personale. Si possono trovare diversi modi: fare le sedute al mattino presto quando gli altri dormono ancora, mettere una musica leggera di sottofondo, usare una stanza disponibile in casa per il tempo della seduta. Oltre ai dubbi rispetto alla privacy, c’erano anche altre domande: “funzionerà” lo stesso? Ti sentirò vicina? Ti arriverà, davvero, come mi sento? Sentire! Una parola chiave nelle relazioni, compresa quella psicoterapeutica. Sentire le emozioni ritengo sia la chiave di ogni esperienza e ciò che ci dovrebbe guidare in ogni cosa. Anche nell’esperienza surreale che stiamo vivendo ora, il sentire è la cosa più importante: sentire come stiamo davvero, sentire le nostre emozioni e dargli il giusto spazio di ascolto e sfogo.
Uno dei dubbi che molte persone hanno rispetto alla psicoterapia online è proprio questo: avere uno schermo davanti permetterà alle emozioni di emergere e di “arrivare” dall’altra parte? La relazione e lo scambio saranno freddi? Saranno meno emotivi e più robotici? Su questo dobbiamo, prima di tutto, fare una riflessione e pensare a quanto ormai i dispositivi elettronici facciano parte della nostra quotidianità e della nostra vita. Ormai siamo abituati a conoscere, parlare, discutere attraverso un cellulare; anzi, per molte persone potrebbe risultare più semplice comunicare attraverso uno schermo che dal vivo. Quindi partendo da questo presupposto, possiamo immaginare che anche una relazione come quella psicoterapeutica possa esistere attraverso uno schermo. La psicoterapia via Skype funziona come una normale psicoterapia: ci sono due persone che pensano, parlano, ascoltano, riflettono e sentono, alternandosi nei momenti di parola e ascolto. C’è un viso che esprime, al di là delle parole, e che entra in gioco attraverso tutta la sua comunicazione non verbale.
Spesso un altro dubbio era proprio questo: non ci si perde tutto ciò che il corpo esprime? Vero, in parte. Ciò che ho notato facendo le sedute via Skype è che molta dell’espressività non verbale si concentra principalmente nel viso: il volto esprime tantissimo e, essendo l’unica parte visibile per entrambi, permette di essere molto concentrati su questo.
Un aspetto nuovo legato alle sedute di psicoterapia online che mi ha colpita e in un certo senso anche aiutata, è stata la possibilità di vedere il mio volto durante gli incontri. Questo permette ad uno psicoterapeuta di essere molto più consapevole della propria espressività e in sintonia con l’altro. Ovviamente non vuol dire che durante una seduta in presenza ciò non accada, ma è un punto positivo nelle psicoterapie online.
Quello di cui ho detto sopra, unito all’ascolto empatico che caratterizza gli incontri di psicoterapia, permette alla seduta di svolgersi con il calore umano che da sempre caratterizza il mio lavoro. Spesso infatti la “distanza” nella relazione che si ha paura di sentire è più immaginaria che reale.
Dopo più di un mese di esperienza diretta con questo nuovo modo di fare terapia mi sento di affermare che la psicoterapia online è un ottimo modo per garantire una continuità terapeutica alle persone. Un modo per poterci essere nonostante la distanza fisica e per dare alle giornate e alle settimane quell’aspetto di quotidianità e familiarità di cui tutti noi abbiamo fortemente bisogno. E per le persone che in questo periodo richiedono un primo colloquio che inevitabilmente sarà online? Dal mio punto di vista, vale lo stesso principio: esserci per le persone che lo richiedono e che riconoscono di attraversare un momento di difficoltà è il mio lavoro (e la mia passione). Si sarà vicini, ma distanti … fino a quando potremo tornare ad essere vicini, e vicini.