di Mauro Seminara
Ieri sera la Guardia Costiera ha reso noto con un comunicato stampa che la nave Alan Kurdi, ormeggiata nel porto di Palermo da fine quarantena, trascorsa alla fonda davanti il capoluogo siciliano, è stata oggetto di “ispezione a bordo a tutela della sicurezza della navigazione“. Analoga nota ed analoga ispezione riguarda la Aita Mari, l’altra nave Ong che aveva trasbordato naufraghi sulla nave Raffaele Rubattino. La Alan Kurdi, che aveva terminato la sua quarantena già il primo maggio, 14 giorni dopo il trasbordo dei naufraghi soccorsi lunedì 6 aprile, era ormeggiata nel porto di Palermo e pare si preparasse ad una nuova missione. Questo, almeno, sosteneva qualcuno a Malta con uno strano post su Facebook – confondendo la data di fine quarantena della Alan Kurdi con quella della Aita Mari – nel quale affermava che “Tutto indica che questa nave sta pianificando di salpare da Palermo immediatamente verso la SAR libica in modo da poter coordinare il prossimo “carico” di centinaia di immigrati irregolari che sono pronti a fuggire dalla Libia“. A scriverlo, alle due di notte del 3 maggio, giorno in cui in realtà era la quarantena della Aita Mari a terminare, è stato quello stesso Neville Gafa che davanti al giudice, a Malta, si è assunto la responsabilità dell’operazione condotta la notte di Pasquetta con la cosiddetta barca fantasma “Dar Al Saalam 1” di Carmelo Grech.
Neville Gafa è uomo di punta del gabinetto del primo ministro maltese. Lo è del primo ministro Robert Abela, ma, soprattutto, lo era anche quando il premier a Malta era Joseph Muscat. La sua attività, nell’ufficio del primo ministro, comprende varie mansioni e tra queste pare ci sia perfino quella di coordinare operazioni con barche civili – o paramilitari come a tratti potrebbe sembrare quella di Carmelo Grech – volte ad impedire che migranti in difficoltà giungano fino a Malta. Nel caso in questione, la notte di Pasquetta, la barca con i migranti non ha mai raggiunto Malta, ma sette delle persone migranti non hanno mai raggiunto nessuna terra e cinque hanno raggiunto la Libia da cadaveri. Sono sopravvissute 51 persone, cui è toccato di tornare in Libia malgrado questo fosse una chiara violazione del diritto internazionale. In attesa di chiarimenti su quanto realmente accaduto quella notte, con il polverone di polemiche che avvolge il primo ministro ed il suo luogotenente Gafa, dalla pagina Facebook del funzionario parte la notte del 3 maggio un post che punta in modo chiaro il dito contro la nave della Organizzazione non governativa tedesca “Sea Eye” ed anche contro uno dei finanziatori del progetto di soccorso marittimo umanitario.
“Vale la pena menzionare la donazione di 80.000 euro data con grande generosità dalla Chiesa protestante tedesca per essere utilizzata da questa nave“. Questa menzione pubblicata da Neville Gafa appare assai strana anche in considerazione del fatto che la cifra indicata non è un grande finanziamento ma un contributo che può consentire alla Alan Kurdi forse un mese di navigazione in assetto SAR (ricerca e soccorso), andar bene. Neville Gafa, nel suo post, non cita la Aita Mari. Eppure, l’altra nave Ong – dell’Organizzazione spagnola Salvamento Marittimo Humanitario – ha in molti aspetti analogie con la Alan Kurdi. La Aita Mari infatti è intervenuta in soccorso di una barca proprio il giorno di Pasquetta e dopo giorni di attesa si è diretta a Palermo dove – esattamente come la Alan Kurdi – ha trasbordato i naufraghi soccorsi sulla nave Rubattino. Poi la Aita Mari si è fermata alla fonda a poche centinaia di metri dalla Alan Kurdi ed ancora meno separa le due navi adesso che sono ormeggiate in porto.
Il 3 maggio anche la Aita Mari ha compiuto 14 giorni di isolamento equipaggio alla fonda nel porto di Palermo. Il 3 maggio Neville Gafa pubblica un post che ha per oggetto la Alan Kurdi, della Ong tedesca Sea Eye, e la Chiesa protestante tedesca colpevole di averle donato 80mila euro quale contributo per il salvataggio di vite umane che la nave opera. Due giorni dopo, per pura coincidenza, la Direzione marittima di Palermo sale a bordo della nave Ong tedesca ed inizia a fare l’ennesima scansione ispettiva. A bordo della nave “ispettori della Guardia Costiera, specializzati in sicurezza della navigazione, hanno sottoposto la nave Alan Kurdi – di bandiera tedesca – ad un’ispezione volta a verificare l’ottemperanza alle norme di sicurezza della navigazione e di tutela ambientale ad esse applicabili“. Questa la motivazione, secondo l’ufficio stampa del Comando Generale del corpo delle Capitanerie di Porto che precisa inoltre quanto segue: “L’ispezione ha evidenziato diverse irregolarità di natura tecnica e operativa tali da compromettere non solo la sicurezza degli equipaggi ma anche delle persone che sono state e che potrebbero essere recuperate a bordo, nel corso del servizio di assistenza svolto. Accertate anche alcune violazioni delle normative a tutela dell’ambiente marino. La nave sarà sottoposta a ‘fermo amministrativo’ fino alla rettifica delle irregolarità rilevate in sede ispettiva e, per alcune di esse, sarà necessario l’intervento dello Stato di bandiera che detiene la responsabilità della conformità della nave rispetto alle Convenzioni internazionali e alla legislazione nazionale applicabile in materia di sicurezza della navigazione e tutela ambientale“.
Questa sera, alle 21 circa del 6 maggio, la Guardia Costiera annuncia il bis con una nota per la stampa con la quale spiega che “analogamente a quanto accaduto per l’unità ong Alan kurdi, la nave AITA MARI ormeggiata nel porto di Palermo, è stata sottoposta ad un’ispezione da parte di personale specializzato della Guardia Costiera, volta a verificare l’ottemperanza alle norme di sicurezza della navigazione e di tutela ambientale ad esse applicabili“. Allo stesso modo, la nota spiega che “a causa delle irregolarità riscontrate e fino alla rettifica delle stesse, l’unità sarà sottoposta a fermo amministrativo“. Malgrado le navi Ong non siano state un considerevole numero di richieste di place of Safety (porto sicuro) per Malta e che anche nel fine settimana di Pasqua una delle due Ong in questione abbia risolto un potenziale naufragio intervenendo al posto della competente autorità marittima maltese, per il signor Gafa una delle due navi rappresenta un problema e, senza trarre conclusioni che potrebbero riguardare soltanto una mera coincidenza, la Alan Kurdi e poi anche la Aita Mari sono state fermate dalle autorità italiane per parecchio tempo. Neville Gafa può adesso stare tranquillo. Un po’ meno le autorità italiane, che a sud di Lampedusa sembrano poco disposte ad evitare naufragi. Meno che meno le due Ong, che dopo l’assurdo trasbordo sulla nave degli sprechi avevano anche fatto l’applauso alla “solidarietà italiana”.