di Mauro Seminara
Sulle varie agenzie, riprese da testate giornalistiche, si legge del sindaco di Lampedusa che non sa più dove mettere i migranti. Di fatto non è sua la competenza e ad intervenire era stata solo la Parrocchia offrendo la disponibilità dei suoi locali per risparmiare notti all’addiaccio sul molo ad alcuni migranti. La gestione della crisi di Lampedusa è un affare interamente del Ministero dell’Interno che opera per tramite della Prefettura di Agrigento, e tra centro di prima accoglienza congestionato fino a questa mattina e molo Favarolo con migranti per notti e notti all’addiaccio, forse per il sindaco c’è poco da fare. La richiesta che però Martello continua a sostenere, come il presidente della Regione Siciliana, è quella della nave da far stazionare al largo dell’isola e sulla quale trasbordare le persone migranti che giungono autonomamente a Lampedusa. Questa sarebbe quindi la soluzione “hotspot galleggiante”, tanto richiesta e tanto attesa sull’isola, sulla quale risolvere la quarantena dei nuovi migranti a tutela di Lampedusa.
L’operazione “hotspot galleggiante”
“Non sappiamo più dove metterli” è l’affermazione di Totò Martello, sindaco di Lampedusa e Linosa, riportata dal Fatto Quotidiano. Di fatto tra sabato e la notte appena trascorsa sono arrivate a Lampedusa oltre 400 persone migranti. Circa 100 persone al giorno, e l’isola dispone solo di un centro di prima accoglienza da 96 posti nel quale si pretende di poter fare anche quarantena da Covid-19, quindi di fermare i migranti non 72 ore come previsto ma oltre 14 giorni, ed in isolamento. L’idea della “nave hotspot”, fallita già prima di nascere perché ancora non disponibile, prevede – come da avviso del Ministero dei Trasporti – una capienza massima di 250 migranti. Considerando 422 persone migranti approdate a Lampedusa da sabato, oggi saremmo ad appena 78 posti liberi sulla seconda nave. Quindi due navi da oltre 40mila euro al giorno davanti Lampedusa e con un terza in arrivo per decongestionare l’isola che nei prossimi giorni registrerà probabili nuovi arrivi (come lo stesso sindaco di Lampedusa ipotizza). Parte del caos nella gestione della prima accoglienza è dovuta alla riduzione dei collegamenti con le Pelagie che, “causa pandemia”, ha ridotto da due ad uno solo i traghetti che collegano l’arcipelago alla Sicilia.
Il suggerimento della Nova Facility
Quella della faraonica operazione “hotspot galleggiante” davanti il porto di Lampedusa, secondo il presidente dell’ente gestore del centro di prima accoglienza di Lampedusa, il dottor Gian Lorenzo Marinese, “sarebbe un enorme errore gestionale“. La trevigiana “Nova Facility” di Marinese, gestisce il cosiddetto hotspot di Lampedusa, sito in Contrada Imbriacola, ma anche i migranti accampati all’addiaccio al Molo Favarolo e adesso alla Casa della Fraternità della Parrocchia. Marinese, che abbiamo sentito telefonicamente, ha però precisato che la sua opinione non vuole essere una critica o una polemica con il sindaco e con la comunità isolana. Anzi, secondo il presidente di Nova Facility, è anche comprensibile l’apprensione degli isolani e la loro richiesta di soluzione al caso. Quella di Marinese è infatti una proposta alternativa all’enorme errore: “Io chiedo con forza che ci siano dei traghetti, perché non possiamo continuare a vedere le Forze dell’ordine e la Prefettura che fanno salti mortali – perché stanno veramente facendo miracoli – per farne partire ora cento, ora quaranta, e poi senza il tampone la nave non li prende… Ci vogliono dei traghetti dedicati per i trasporti“.
La gestione hotspot con i traghetti
Secondo Marinese, che consideriamo persona che parla con cognizione di causa vista l’esperienza gestionale, a Lampedusa si può fare la prima accoglienza di massimo 72 ore, ma poi servono dei traghetti, ma poi devono esserci “due, tre traghetti, quelli che servono, pronti a partire“. L’idea di Marinese è quindi quella di una primissima accoglienza al molo: “Gli si da da mangiare, da bere, li si veste e li si accompagna con tutta la sicurezza necessaria su un traghetto che li trasferisce altrove“. Il presidente della Nova Facility motiva la ragionevolezza della sua proposta con il rischio che la nave del piano approntato dal Ministero dei Trasporti diventi un gigantesco hotspot galleggiante per tutta Europa. A tal proposito, Marinese ha anche proposto due esempi di circostanze che evidenziano le enormi criticità dell’eventuale operazione “hotspot galleggiante”: una è quella della nave da crociera che ad inizio epidemia Covid-19, in Cina, è diventata un enorme focolaio galleggiante di persone affette dal virus Sars-CoV-2, e l’altra è la difficoltà cui si è appena assistito con lo sbarco delle persone che hanno fatto il periodo di isolamento a bordo della nave Rubattino davanti il porto di Palermo. La gestione – o l’enorme errore gestionale, come definito da Marinese – delle navi hotspot, consisterebbe infatti proprio nell’aumento dei trasferimenti dei migranti che dopo lo sbarco dovrebbero andare al Molo Favarolo, poi da qui mediante motovedette dovrebbero essere trasbordate sulla nave e dopo la quarantena sbarcate a terra per poi essere nuovamente trasferite in altre strutture.
Il caos dei trasferimenti e le notti all’addiaccio
A Lampedusa questa mattina c’è stato un gran viavai di mezzi della Polizia, della Nova Facility, di motovedette e di Forze dell’Ordine in generale. La nave Cossyra, della Compagnia delle Isole, che collega le Pelagie al porto siciliano di Porto Empedocle, è stata il centro gravitazionale della mattinata isolana. Sulla Cossyra sono salite le 116 persone che finalmente hanno lasciato il centro di prima accoglienza in cui hanno terminato una infinita quarantena. Alcuni uscivano infatti non dopo 14 giorni ma dopo il periodo di quarantena che era stato resettato ad ogni nuovo accesso di migranti. Sul molo militarizzato Favarolo hanno potuto riposare a terra, per qualche ora, i 156 migranti sbarcati alle cinque del mattino dalle tre motovedette che li avevano presi a bordo a dieci miglia sud dell’isola. Oltre loro però c’erano anche i 64 rimasti sulla banchina, all’addiaccio, per tre notti di fila. Altri 44 si trovano alla Casa della Fraternità della Parrocchia di Lampedusa. Il centro di prima accoglienza di Contrada Imbriacola è stato quindi svuotato questa mattina dopo un lunga congestione dovuta alla quarantena. Nel gioco delle tre carte cui è adesso costretta la Prefettura di Agrigento, si dovrà decidere se far accedere alla struttura di prima accoglienza le persone che da tre notti dormono all’addiaccio oppure quelle che hanno trovato ospitalità alla Casa della Fraternità e per le quali la Prefettura aveva chiesto alla Parrocchia per un paio di notti. Gli ultimi arrivati invece, i 156, superano di 60 posti letto la capienza massima del centro di prima accoglienza che ormai da anni è ferma a soli 96. Questo caotico giro di trasferimenti e imbarchi, avviene mentre in mare sono già state segnalate altre barche cariche di migranti che, con ogni probabilità, tutte o anche solo in parte, potrebbero arrivare nelle prossime ore a Lampedusa. E la nave hotspot del Ministero dei Trasporti ancora non c’è.
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Pochi , ne arrivano pochi . 👿 propongo una nave croce rossa che , una volta caricati puliti , mangiati e bevuti , se li riportasse da dove sono arrivati . IL TROPPO , STORPIA !