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La barca fantasma ha lasciato Lampedusa, Malta schiera la terza Captain Morgan

La barca fantasma maltese "Tremar" prima del 2010, quando ancora si chiamava "Agostino Padre"

di Mauro Seminara

Dal porto di Malta è tornata in servizio hotspot la “Bahari”, la più piccola della flottiglia di barche da gita turistica “Captain Morgan”. Era stata sostituita dall’ammiraglia dei battelli turistici, la Atlantis, per esigenze legate alla capienza ed allo stato inumano in cui le persone erano costrette a bordo. Adesso torna in campo di nuovo per prendere a bordo gli ultimi 140 migranti, circa, che Malta ha soccorso e che – come per i precedenti – non intende far sbarcare sulla propria isola-Stato e neanche “accogliere” nelle sue acque territoriali. La notizia del reimpiego della Bahari è stata data ieri dal locale Lovin Malta, che però non aggiunge nulla sulla provenienza delle 140 persone che andranno sul piccolo battello – meno di 24 metri, privo di cabine, posti letto e servizi igienici adeguati – dell’operatore turistico maltese.

La notizia, appresa da fonti non ufficiali di Mediterraneo Cronaca, riguardo la ormai nota “barca fantasma” che da sabato notte si trovava vicino Lampedusa in attesa di un place of safety (un luogo sicuro di sbarco), era di un medevac condotto dalla Guardia Costiera italiana a Lampedusa

prima che il peschereccio soccorritore partisse alla volta di Malta. Notizia non confermabile, grazie al persistente silenzio istituzionale italiano e maltese, e che pertanto non abbiamo potuto fornire con opportuna certezza. Che al termine dell’evacuazione medica su Lampedusa della donna camerunense in gravidanza la barca fantasma – che dovrebbe essere il peschereccio maltese “Tremar” – abbia rivolto la prua verso Malta lo conferma, in qualche modo, un post su Facebook dell’uomo che per conto del primo ministro maltese Robert Abela coordinò il respingimento di Pasquetta operato dalla prima barca fantasma scoperta: quella “Dar Al Salam 1” del capitano Carmelo Grech che sbarco 51 superstiti e 5 cadaveri a Tripoli ad esito di una strage costata 12 vite umane (sette sono ufficialmente dispersi).

Neville Gafà, funzionario dell’ufficio del primo ministro al tempo dell’operazione “Dar Al Salam 1”, alle 13:45 di ieri, 22 maggio, ha infatti scritto sul suo account social: “Sembra anche che un gruppo di circa 70 immigrati clandestini che si trovavano vicino all’isola di Lampedusa verrà trasferito su una nave ‘Captain Morgan’.” L’operazione “medevac” (evacuazione medica urgente) condotta dalla Guardia Costiera di Lampedusa è stata effettuata la sera di giovedì 21 maggio. Poi la barca fantasma maltese avrebbe preso a navigare verso il punto di incontro, in acque internazionali ad est di Malta, per trasbordare i naufraghi sulla Bahari. Sul sito Lovin Malta, le due operazioni di soccorso vengono attribuite all’AFM (le Forze Armate di Malta). Nessuna delle due operazioni di soccorso però parrebbe operata dalle barche dell’AFM. Una, ormai consolidato, è stata operata dalla barca fantasma che fino a prova contraria risulta chiamarsi Tremar. L’altro, di numero naufraghi approssimativamente simile a quello del soccorso della notte tra sabato e domenica scorsi (la notte tra il 16 ed il 17 maggio), potrebbe essere un altro intervento analogo condotto da una terza barca fantasma della flottiglia di contractor maltesi del governo di Robert Abela.

Il mercantile “Maren”, la notte tra il 20 ed il 21 maggio, era intervenuto in una insolita ed interminabile operazione a 35 miglia ovest-sudovest di Lampedusa. La nave, una portacontainer, aveva girato intorno a se stessa per circa venti ore, come in una danza tra lei ed un barchino da proteggere dalle alte onde di un brutta notte, oppure per evitare che le persone in difficoltà a bordo dell’imbarcazione si avvicinassero a tal punto da tentare di raggiungere il cargo. Come potrebbe essere accaduto la notte della tragedia del “Dar Al Salam 1”, quando 7 persone si sono gettate in mare alla vista di una nave – secondo le testimonianze dei sopravvissuti raccolte poi in Libia dalle agenzie delle Nazioni Unite – per finire risucchiate dai flutti di un Mediterraneo inquieto. Il Maren ha poi lasciato l’area, l’indomani, riprendendo la propria rotta. Nessun soccorso è risultato dalle cronache dopo quella notte, ma si cercava una barca con circa 70 persone che non era approdata da nessuna parte. Lampedusa invece era stata interessata da un fermo di polizia giudiziaria in acque territoriali. Una barca con 137 persone migranti (quella sera risultavano 136 a primo conteggio) era stata intercettata in acque nazionali e condotta a terra dalla Guardia Costiera e dalla Guardia di Finanza. I migranti vennero poi ospitati presso la Casa della Fraternità della Parrocchia di Lampedusa e ieri sono stati imbarcati tutti sulla Moby Zazà, la nave da quarantena fresca di una tragedia occorsa in rada a Porto Empedocle.

Tutte le operazioni di soccorso, ed anche quelle di law enforcement (di forza di polizia) vengono monitorate dall’alto dai velivoli da ricognizione che operano sotto il controllo – ed il finanziamento – diretto dell’agenzia per il controllo delle frontiere esterne europee Frontex. Ogni avvistamento operato dai velivoli dell’agenzia vengono comunicati agli Stati vicini all’area di acque internazionali del Mediterraneo centrale in cui si trova il natante, quindi all’Italia, a Malta ed alla Libia: i tre Stati che hanno attribuita una area SAR nelle immediate vicinanze della barca in pericolo. In un acceso scontro politico internazionale tra Italia e Malta, in cui l’Italia sta pretendendo – o costringendo – Malta a farsi carico della propria area SAR, l’isola-Stato sta operando interventi di soccorso a sud di Lampedusa senza l’ausilio del più vicino assetto navale italiano come previsto dalla convenzione internazionale che regolamenta gli eventi SAR. Ma Malta sta operando i soccorsi con una flotta privata di barche fantasma, pescherecci invisibili ai sistemi di identificazione AIS e che, con prova la tragedia di Pasquetta, hanno anche respinto persone in Libia.

L’impiego della flotta fantasma di contractor, in assetto barca da pesca, e la detenzione senza accesso a prima accoglienza e richiesta di protezione attuata in acque internazionali con la flottiglia di battelli Captain Morgan, avvengono sotto la consapevole conoscenza dell’agenzia europea e dell’Italia che però continua a negare il proprio contributo in acque internazionali a sud di Lampedusa anche quando le barche in pericolo si trovano a poche miglia dall’isola. La guerra tra i due Stati, inoltre, ha visto la chiusura dei porti da parte dell’Italia alla barca fantasma che per cinque giorni ha atteso vicino Lampedusa attraversando una pericolosa burrasca con – a giudicare dalle ultime notizie apprese – circa 70 persone a bordo tra le quali donne in gravidanza ed altri soggetti vulnerabili. Soggetti passati dalla padella alla brace. Persone, in carne ed ossa, che dopo l’esperienza Libia ed un rischio naufragio in acque internazionali, sono finite a bordo di un peschereccio che ha atteso un porto per interminabili giorni come in passato le navi Ong ed infine su un battello da gite turistiche che non porta da nessuna parte. A bordo delle tre barche Captain Morgan adesso, come riportano anche le cronache locali maltesi, ci sono circa 300 persone che nessuno vuole accogliere. Alcune a bordo già da quasi un mese.

Terminata la propria operazione per conto del governo di Malta, dopo aver trasbordato i naufraghi su Captain Morgan, il “Tremar” (che fino al 2010 si chiamava “Agostino Padre”) ha riacceso il transponder tornando visibile all’AIS. Ma solo per sei o sette miglia in acque territoriali e quindi mentre si recava al punto di ormeggio. Il Tremar è una barca da pesca lunga 28 metri, e come tale ha l’obbligo permanente di tracciabilità mediante transponder AIS (Automatic Identification System).

Sotto: Il Tremar e le barche Captain Morgan in elaborazione grafica basata su dati e grafico Vessel Finder

Mauro Seminara: Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.
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