di Vittorio Alessandro
“Io sto con Salvini, ovvio: avrei fatto esattamente quello che ha fatto lui. Anzi, da ministro dell’interno facevo anche di peggio: i barconi li respingevo da dove erano venuti”. Così scrive oggi Roberto Maroni sul Foglio, fiero di aver contravvenuto alla legge rimandando in Libia 24 migranti da lì fuggiti nel 2009. Fu a causa di questa bravata che l’Italia subì una condanna dalla Corte europea dei Diritti Umani pagando, oltre alla faccia, mezzo milione di euro.
Stamani la Giunta per le Immunità ha comunque protetto Salvini dal processo Open Arms grazie al voto dei tre senatori renziani e di due pentastellati (uno sarebbe ex, ma non è mai cambiato, né cambierà).
Non lamenterò che questi parlamentari si siano così ritrovati in cattiva compagnia: ciò sarebbe valso quando sui “cattivi” le idee erano chiare e si assumeva nei loro confronti un igienico distanziamento sociale: per esempio, nessun leader della Sinistra si sarebbe mai sognato di apparire in televisione con un fascista.
No, essendo la vicenda più fatalmente “moderna”, essi hanno semplicemente votato secondo coscienza, ciò che appunto preoccupa di più: quel governo Conte (come quello attuale, del resto), potendo, avrebbe infatti ripetuto esattamente quel che ordinò Roberto Maroni e che, di nascosto, fece anche Minniti.
Un voto secondo coscienza, ma di una coscienza sporca.