di Vittorio Alessandro
Non è ancora uscito il Dpcm che liberalizza (con giusta gradualità) le critiche al governo e agli amministratori recentemente vietati, tra bandiere e cori alle finestre, con o senza uso di mascherina. In religioso silenzio abbiamo ascoltato i messaggi televisivi come piovessero da Radio Londra e ci siamo adeguati al proverbiale “Ragazzino, lasciaci lavorare” che cadeva come una bacchettata su ogni dubbio o esternazione polemica.
E non è detto, non è affatto detto che abbiano lavorato male, diciamo che il coprifuoco ha concesso ai nostri rappresentanti una parentesi di tranquillità e di moltiplicata autostima. I governanti sono diventati statisti, i sindaci tanti Ernesto Nathan, Virginia Raggi è stata sollevata all’altezza di Michelangelo e il pd Boccia a quella di Roberto Maroni e delle sue Camicie Verdi.
Il coronavirus e le critiche, insomma, non vanno d’accordo. Per non parlare delle obiezioni (Dio-ne-scampi) su temi quali la lotta alla mafia, al fascismo, ai Templi del consumo e via azzardando, sui quali possono esprimersi soltanto Fondazioni e Persone Certificate. Per quelle non arriveranno liberalizzazioni, né con Dpcm, né con nuovi tagliandi della democrazia.
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