di Mauro Seminara
Il pattugliatore “Avallone”, della Guardia di Finanza, è entrato in porto a Lampedusa alle 22:40 con a bordo le 49 persone migranti della terza operazione condotta a sud dell’isola pelagica nello stesso giorno. Anche per questa terza operazione di law enforcement, in acque territoriali italiane, numero di passeggeri e dettagli dell’imbarcazione corrispondevano con quelli della terza barca di migranti segnalata dalla centrale d’allarme civile Alarm Phone. Una piccola barca in vetroresina bianca (foto in basso) con un piccolo motore fuoribordo per il carico di 49 persone di diverse nazionalità ma partite dal porto libico di Zawya. Nel centro di prima accoglienza di Lampedusa questa notte c’erano il doppio delle persone che la struttura può contenere. In compenso sembra che le quarantene che congestionavano il centro hanno avuto fine e le ordinanze del sindaco non dovranno attendere il 3 giugno perché non vengano più attuate, da Lampedusa i migranti verranno immediatamente trasferiti.
Sulla piccola barca in vetroresina c’erano migranti del Bangladesh, del Marocco, dell’Algeria e della Guinea. Tutti uomini. Il totale della giornata sale quindi a 187 persone approdate a Lampedusa in 24 ore dopo il fermo per immigrazione clandestina in acque territoriali italiane ad opera della Guardia di Finanza. Tre barche per quasi 200 migranti salpate da due diversi porti libici: le prime due da Zuwara, con diverso precario scafo e doppio piccolo fuoribordo ciascuna, e la terza da Zawya. Una ripresa delle partenze dal distretto di Sabrata quindi, ad est ovest della capitale Tripoli. Altre barche però erano partite dalla Libia e da diversi porti. Con l’avvio del traffico di migranti ad est di Tripoli, nei pressi della città di Zliten, anche la rotta verso Malta ha subito un incremento. Nelle stesse ore dei tre eventi di Lampedusa, una barca con circa 75 persone sarebbe stata soccorsa da Malta in circostanze ancora da verificare.
Nelle stesse ore in cui giungevano finalmente in prossimità di Lampedusa le tre barche monitorate da parecchie miglia dal velivolo “Osprey-1” di Frontex, in Libia sbarcavano altri 211 migranti cui è toccata peggior sorte. La sedicente guardia costiera della Libia li ha raggiunti e presi a bordo per ricondurli al punto di partenza. La Libia continua ad essere teatro di una guerra in cui gli armamenti di Paesi stranieri ormai hanno quasi saturato il mercato e nel quale i migranti sono carne da macello. Vengono destinati a torture a fini estorsivi, violenze e stupri, ostaggi in centri di detenzione privatizzati e vicini a magazzini di stoccaggio armi e quando riescono a partire c’è magari un aereo che ne segnala la posizione perché le motovedette ex italiane li vadano a prendere e li riportino indietro. Il totale però rende l’idea dell’aumento del flusso migratorio per troppo tempo represso: 473 migranti intercettati nel Mediterraneo centrale tra Italia, Malta e Libia. Forse è per questo che qualche giorno fa il prefetto Michele Di Bari, capo del Dipartimento libertà civili e immigrazione del Ministero dell’Interno, ha visitato Lampedusa insieme al prefetto di Agrigento Maria Rita Cacciufo.
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