di Vittorio Alessandro
Povera Malta. Un’isola così piccola costretta a misurarsi con una marea di migranti. Per forza ha dovuto chiudere i propri porti; rifocillare i disperati invitandoli a prender rotta verso l’Italia; rinchiudere a tempo indeterminato le persone soccorse (ora sono 425) su navette turistiche e altre respingerle illecitamente e di nascosto in Libia (con la quale convien sempre intrattenere buoni rapporti, finché le auto non andranno a gazzosa). La povera Malta, però dovrebbe spiegarci come mai un’isola di 246 kmq mantenga (con gli obblighi connessi) una zona SAR di 250 mila kmq dalla Tunisia alla Grecia, cioè mille volte la propria estensione. L’Italia, per esempio, con un territorio di circa 300 mila kmq, interviene su una zona SAR di circa 500 mila, ben più proporzionata alla propria ampiezza e alle proprie possibilità di intervento.
Nessuno, però, segnala con forza all’IMO, l’organismo internazionale deputato a decidere, questa stortura (ne va della vita delle persone in mare), o chiede come mai riconosca una zona SAR anche alla Libia, priva di una guardia costiera degna del nome e di porti sicuri.
Forse perché questo SAR così com’è (e ormai senza navi con le insegne istituzionali) fa comodo al prestigio internazionale di Malta, ai traffici illegali con la Libia e, soprattutto, alla colpevole ignavia di Italia ed Europa.