di Mauro Seminara
La motovedetta SAR classe 300 della Guardia Costiera è arrivata in porto intorno alle 10:30 con a bordo i 77 migranti che su un barchino in legno hanno attraversato il Mediterraneo centrale. Tra le persone migranti una assoluta maggioranza di uomini di nazionalità del Bangladesh, poi qualche egiziano ed un paio del Sudan. Nessuna donna sul piccolo scafo costruito in stile madia per l’impasto ma con de piccoli motori fuoribordo. La barca è partita da Zuwara, ad ovest di Tripoli, nella storica enclave dei trafficanti di esseri umani. Alarm Phone, la centrale d’allarme civile per il soccorso marittimo, ne aveva ricevuto la richiesta di aiuto ed aveva rilevato la loro posizione. Già poco oltre le 50 miglia nautiche sud di Lampedusa erano stati segnalati alle autorità marittime competenti. La barca ha continuato a navigare senza alcun intervento di soccorso e l’ultima posizione rilevata da Alarm Phone li vedeva a circa 19 miglia sud dell’isola pelagica italiana. Giunta in area SAR di competenza dell’Italia è scattata l’operazione di soccorso, anche se la barca avrebbe potuto fare naufragio in qualunque momento con uno scafo così precario sollecitato dal peso di 77 persone.
Già ad ottobre e poi a novembre dello scorso anno si sono verificati due naufragi nelle immediate vicinanze della costa di Lampedusa e sotto gli occhi dei guardacoste che erano appena giunti sul posto per intervenire. In entrambi i casi le barche si sono rovesciate, a pochi metri dalle motovedette, causando decine di vittime