di Mauro Seminara
Mentre a Lampedusa il vicepresidente della Commissione Libertà Civili dell’Europarlamento, il dottor Pietro Bartolo, sabato 6 giugno, rispondeva che la Commissione si sta occupando del fascicolo maltese, al largo dell’isola-Stato scoppiava una rivolta a bordo di une delle barche da gita turistica della flottiglia Captain Morgan. Sulla “Europa II” erano infatti detenuti illegalmente in acque internazionali da circa 40 giorni dei migranti che Malta aveva “soccorso” in mare e trasbordato su un battello da gite giornaliere sotto costa. Il problema della detenzione sulle Captain Morgan è stato quindi risolto, con la forza, dagli stessi detenuti mentre l’Unione europea stava a guardare senza muovere un dito, esattamente come l’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite che non aveva accesso a bordo dei battelli, precari, per verificare i singoli casi ed approntare le eventuali opportune richieste di asilo. I migranti, in totale 425 su tre barche della flottiglia turistica, si trovavano infatti in acque internazionali e quindi fuori giurisdizione. Ma la giurisdizione viene comunque richiamata dalle imbarcazioni maltesi che sono state noleggiate per tremila euro al giorno l’una dal Governo maltese per detenere arbitrariamente centinaia di persone lontano dal territorio.
A bordo del battello “Europa II”, il primo della flottiglia schierata in acque internazionali dal governo maltese, la rivolta è stata dura e, stando alle affermazioni dello stesso primo ministro, lo scontro è stato all’arma bianca. Una nave militare si è avvicinata, ma la situazione a bordo era priva di margini di intervento. Se i militari avessero fatto irruzione a bordo il rischio di vittime sarebbe stato elevato. Soprattutto, il rischio di vittime maltesi, o comunque appartenenti all’equipaggio della “Europa II” di Captain Morgan, vista la sopraffazione subita dai migranti che si erano anche armati di tutto ciò che a bordo hanno trovato utile alla legittima difesa. E che di legittima difesa si trattava, dopo circa 40 giorni a bordo di un limbo in acque internazionali, dovrebbe essere fuor di dubbio anche per il giudice che affronterà l’episodio della rivolta. I migranti si sono rifiutati di fare ancora da detenuti maltrattati, in condizioni inumane a bordo di battelli inadeguati alla permanenza per più di un giorno e senza accesso a richieste di protezione umanitaria o legali rappresentanti.
“Questo caso ha confermato che, sebbene Malta sia rimasta ferma nella propria posizione, anche se da sola, quasi nessuno in Europa vuole immigrati nonostante si parli di solidarietà”. Questa affermazione è del Governo di Malta, riportata in un comunicato stampa emesso lo stesso giorno in cui, a seguito della rivolta, il primo ministro Robert Abela ha autorizzato lo sbarco di tutti i migranti detenuti sulle barche della flottiglia turistica Captain Morgan. Quello che però Malta omette, in questa vicenda in cui tenta il vittimismo di parte invece di ammettere quanto commesso a bordo dei battelli per oltre un mese, è che la strada del ricatto all’Unione europea per la redistribuzione immediata era già stata tentata in Italia e su tre richieste avanzate dai magistrati una ha prodotto il procedimento penale a carico dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini per sequestro di persona. Nei precedenti italiani, l’Unione europea non ha ceduto al ricatto del non far sbarcare i migranti se non venivano ricollocati prima. La chiusura dei casi, con lo sbarco delle persone salvate in mare, sia dalle Ong che dalle navi della Guardia Costiera, alla fine avveniva per intervento delle Procure della Repubblica.
Malta ha tentato una strategia che aveva già tentato l’Italia e che adesso vedeva l’Italia assistere tacitamente senza alcuna forma di intervento. Vero che in Unione europea nessuno vuole migranti. In parte è vero quanto afferma il governo maltese, anche se la pretesa di una distribuzione mediante ricatto non poteva certo produrre la fila di Stati che, complici del metodo del sequestro, si autocandidavano per l’estrazione degli ostaggi in piccoli gruppi. Dietro questa meschina politica nei confronti dello straniero c’è una serie di iniziative che ha causato un chiaro effetto domino. Una di queste è quella italiana della chiusura dei porti ad una specifica circostanza SAR con il decreto interministeriale del 7 aprile. Questa iniziativa ha subito messo Malta sulla difensiva ed il governo maltese ha infatti immediatamente adottato la stessa misura per evitare di divenire il porto aperto più vicino a quello chiuso italiano. La competizione tra Italia e Malta su chi riesce ad essere più abbietto ha così causato il sequestro al largo dell’isola-Stato per circa 40 giorni conclusosi sabato con una rivolta, mentre l’Unione europea e la Commissione Libertà Civili dell’Europarlamento studiavano il caso, valutavano la veridicità, consideravano l’eventualità e prendevano il caffé.
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