di Maria Leduisi
Durante il lockdown è stato utile condividere con mio figlio un’attività di semina e cura di ortaggi. In un momento di paralisi e angoscia in cui un bimbo viene bruscamente sottratto alla socialità, ai suoi spazi di gioco all’aperto ed alle normali attività quotidiane, ci si deve inventare qualcosa di molto stimolante per attrarre la sua attenzione ed evitare che venga assorbito totalmente dalle ansie degli adulti o dai cartoni in Tv.
Ho letto articoli e insieme a lui visto tutorial sui laboratori orticolturali. Abbiamo interrato patate e messo semini di vari ortaggi. Ogni giorno abbiamo innaffiato e aspettato. I tempi della natura si devono accettare e per un bambino capire questo è fortemente educativo. Quando sono nati i primi germogli è stato emozionante, ed è stato naturale parlare del fatto che grazie alla fatica ed all’impegno si possono raggiungere gli obiettivi. La fiducia in se stessi si coltiva anche così. Ha imparato i nomi delle piante e a riconoscerle dalle foglie o dal profumo, potenziando anche il lato cognitivo e sensoriale. Diversi esperti parlano del coltivare come strumento utile per offrire occasioni legate alla motricità, all’uso del corpo, ai sensi ed alla familiarizzazione con elementi della natura. È dimostrato ormai che prendersi cura di un orto migliora la capacità di apprendimento, rafforza l’autostima, stimola il movimento e favorisce la socializzazione.
Adesso che il peggio sembra essere passato, gli piacerebbe condividere questa esperienza con altri bambini, i suoi compagnetti, che non ha più potuto frequentare e che forse rivedrà a settembre. L’esperienza fatta in casa, con i vasi sul balcone, potrebbe essere replicata a scuola o in spazi aperti adibiti ad attività con bambini? Come sarà il ritorno a scuola date le incertezze che ancora adesso ci vengono fornite da un’eccessiva e contrastante informazione?
Al momento sappiamo che la ripresa dipenderà da come scuola, servizi educativi e agenzie formative potranno attuare le regole di distanziamento sociale. Quello che preoccupa è come integrare il bisogno e il diritto dei bambini alla socialità, svago e gioco alle misure di sicurezza che gli enti preposti all’educazione devono attuare.
È ormai pensiero da tutti condivisibile che la pandemia, oltre ad averci traumatizzato, ha evidenziato le falle del sistema scolastico oltre a quello del sistema sanitario: classi pollaio ed edilizia scolastica carente sotto ogni punto di vista. Altrettanto condivisibile il pensiero che da crisi possano nascere opportunità e che i servizi possano essere finalmente ripensati. Anche in Italia quindi si parla sempre più spesso di educazione all’aperto. In rete troviamo articoli sulla cosiddetta “outdoor education“, una possibile modalità prospettata anche nelle linee guida allegate al Dpcm 17 maggio 2020.
L’ educazione all’aperto non è una scoperta né una novità, ma è purtroppo una realtà mai veramente applicata; seppure avallata da grandi pedagogisti ed educatori come Maria Montessori e Gianfranco Zavalloni.
Le “Linee guida per la gestione in sicurezza di opportunità organizzate di socialità e gioco per bambini e adolescenti nella fase 2 dell’ emergenza Covid- 19” propongono un ventaglio di opportunità, di socialità e gioco per bambini e adolescenti in questa nuova fase, e gettano le basi per possibili modalità operative per la riapertura dei servizi educativi e delle scuole. I principi a cui si ispirano sono egregi e li possiamo trovare in documenti importanti: Convenzione internazionale sui diritti dell’ infanzia; Carta dei diritti del fanciullo al gioco e al lavoro; Carta di Ottawa per la promozione della salute; Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. Si conferma così, con giusta convinzione, come spiega in un articolo la docente e ricercatrice Margherita Marzario, che “bisogna creare ambienti favorevoli, tenendo conto che gli inestricabili legami che esistono tra le persone e il loro ambiente costituiscono la base per un approccio socio ecologico alla salute”. Ne abbiamo più volte parlato anche in questa rubrica (Leggi: Il deficit di natura). Le opportunità di socialità e gioco menzionate nelle linee guida riguardano parchi, fattorie didattiche, orti urbani.
Emilio Bertoncini, agronomo e guida ambientale, esperto in orticoltura didattica, autore di “Orticoltura (eroica) urbana” e “L’Orto delle Meraviglie”, in un’intervista per La Nazione, sostiene che mettere le basi per un nuovo mondo sia possibile solo partendo dai più piccoli e si interroga sulla nuova dimensione degli orti urbani, “se non possano essere il contesto giusto per una piccola rivoluzione, quella del riavvicinamento sociale dopo il distanziamento“. Emilio Bertoncini collabora anche con molte scuole e con bambini di tutte le età e svolge attività di formazione rivolta a insegnanti ed educatori. Ha più volte usato il coltivare per fare scuola in modo interdisciplinare e all’aperto.
Si può fare.
Durante il lockdown ho avuto modo di parlare con Annalisa Rolfo, educatrice ed esperta in orti sinergici e permacultura, il sistema di coltivazione basato su insediamenti agricoli progettati in emulazione di ecosistemi naturali e capaci di mantenersi autonomamente. Con lei condivido prima di tutto la passione per l’idea che attraverso l’attività orticolturale le persone con disagio possano riabilitarsi e svolgere un ruolo attivo all’interno della società. Lei a Torino, io a Lampedusa. Annalisa mi ha anche parlato dell’esperienza della didattica attraverso l’orto. Ho letto con entusiasmo il diario di bordo del progetto PE.SA.MI.MO (Pensa Salutare Migliora il Mondo), che ha visto come protagonisti i bambini e gli insegnanti dell’Istituto comprensivo Statale “G. Salvemini” e l’ ASL di Torino.
Sono stata lieta di dirle che anche a Lampedusa i bambini di alcune classi della scuola primaria hanno avuto modo di frequentare gli orti comunitari in un progetto, denominato “Lampedusa Resiliente”, che ha messo in sinergia l’Istituto Omnicomprensivo Luigi Pirandello, l’associazione promotrice “Terra!” ed il Circolo “Esther Ada” Legambiente.
Gli obiettivi che si pongono i progetti ortodidattici sono molteplici e contemplano varie aree: educazione alla manualità ed all’uso dei sensi; potenziamento del senso di responsabilità e collaborazione; capacità di socializzare con atteggiamento inclusivo; promozione di un atteggiamento esplorativo; riflessione su tempi importanti quali l’alimentazione e il benessere, con particolare attenzione alla conoscenza della filiera produttiva dei cibi, la valorizzazione dei prodotti agricoli nel rispetto dei cicli stagionali; promozione di buone abitudini legate al compostaggio e al riciclo; sperimentazione di conoscenze scientifiche; collegamento fra il mondo educativo della scuola e la tradizione della terra; progettazione dei luoghi legati alla cura di orti e giardini; acquisizione di metodi legati all’ agricoltura sinergica.
I valori sono quelli imprescindibili del rispetto per la salute e l’ambiente, la biodiversità e la cura dell’altro; e noi tutti abbiamo il dovere di chiederci come si possa ripartire, cosa la pandemia ci ha insegnato, come deve essere pensata la scuola del futuro.
Merita infine nota un bellissimo articolo di “Ingenio web” che raccoglie le riflessioni di professionisti legati al tema della progettazione dell’edilizia scolastica. L’architetto Fabio Mariani, fondatore dello studio “Mariani & Associati architetti”, vede la scuola come uno spazio che si adatta e rispetta il luogo, dove “l’orto scolastico” è contemplato in quanto “gli alberi che crescono in sintonia con la scuola segnano lo scorrere delle stagioni e introducono l’ argomento didattico legato all’ orto creatore di vita, che ci rende autosufficienti ma del quale dobbiamo avere cura cosi come dobbiamo avere cura della scuola che ci ospita.”
Si, si può fare. Si può pensare, sembra suggerirci la pandemia, a “scuole che includano con linee sinuose gli alberi esistenti”.
“Pensiamo che l’architettura debba inseguire il suo significato originario di creatrice di giardini, ovvero di luoghi nei quali l’uomo ed i bambini in particolare possano vivere in armonia con la Natura. L’immagine evocativa è quella di una lezione svolta all’ombra di un grande albero. I bambini sognano una casa albero.” – Arch. Fabio Mariani
Un grazie a Mediterraneo Cronaca.it che non si smentisce mai per la opportunità, per la scelta, l’attualità degli articoli che propone ai suoi lettori!. Un grazie alla Sig.ra Maria Leduisip per questo articolo che dalla sua esperienza personale di madre prende spunto per spaziare su come l’infanzia ha vissuto e sta vivendo questo periodo di lockdown e relativo post lockdown proponendo come è possibile ed auspicabile trarre da questa pandemia degli stimoli a cambiare il nostro atteggiamento di adulti nel preparare per i nostri figli un mondo diverso e migliore partendo dalla scuola! Grazie Mediterraneo Cronaca, grazie Sig.ra Leduisi per questo articolo!