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Covid positivo uno dei 211 della Sea Watch, ricoverato a Caltanissetta

di Mauro Seminara

Una delle 211 persone migranti soccorse dalla nave umanitaria Sea Watch 3, dopo i controlli sanitari che avevano autorizzato il trasferimento sulla nave quarantena Moby Zazà a Porto Empedocle, è stato trasferito in ospedale per un sospetto caso di tubercolosi. All’accesso ospedaliero, come da protocollo nazionale per emergenza sanitaria da pandemia, al migrante è stato effettuato il tampone per il Covid-19 e l’esito del test è risultato positivo. Lo abbiamo appreso ieri sera dopo la trasmissione del bollettino provinciale sui casi Covid positivi nel reparto di malattie infettive dell’ospedale di Caltanissetta in cui il migrante è ricoverato.

La nave della Ong tedesca, a differenza di quella italiana che nel porto di Pozzallo aveva sbarcato 67 naufraghi, la Mare Jonio, era stata sottoposta a quarantena preventiva con l’intero equipaggio e team di soccorritori. La disposizione dell’USMAF (Ufficio di Sanità Marittima, aerea e di Frontiera) trasmessa a bordo della nave Sea Watch 3 aveva suscitato qualche velo di polemica della organizzazione non governativa. “Siamo rimasti un po’ stupiti, anche per una differenza di trattamento con altri casi”, aveva dichiarato all’agenzia di Stampa AGI la portavoce di Sea Watch in Italia Giorgia Linardi non mancando di sottolineare la disparità con la Mare Jonio. Secondo la portavoce italiana, sempre nell’affermazione resa all’AGI, “sono stati adottati tutti i protocolli di sicurezza nelle operazioni di salvataggio ed è per questo che non comprendiamo le ragioni del provvedimento che, peraltro, è pervenuto solo via e-mail”.

La portavoce di Sea Watch in Italia aveva reso la dichiarazione nel tardo pomeriggio di ieri, poche ore prima che dal reparto Malattie infettive dell’ospedale di Caltanissetta venisse trasmesso in bollettino giornaliero il quadro Covid provinciale con l’inserimento del naufrago che si trovava a bordo della Sea Watch 3. L’episodio potrebbe spiegare, in parte, il motivo della quarantena imposta al team di soccorritori ed all’equipaggio della Sea Watch 3. Non ha ancora dei contorni definiti invece la procedura con i “protocolli di sicurezza” che entrambe le navi Ong avrebbero seguito nel corso delle rispettive missioni si salvataggio nel Mediterraneo centrale. Se questi protocolli sono stati concordati con il Ministero della Salute italiano oppure sono misure cautelative programmate dalle stesse organizzazioni non governative e trasmesse alle preposte autorità italiane che ne avrebbero accordato la validità.

Domenica sera, dopo un primo tampone, poi risultato negativo, effettuato ad uno dei 211 migranti che si trovavano a bordo della Sea Watch 3, giunta nel porto agrigentino la stessa mattina, era stato autorizzato il trasferimento sulla nave Moby Zazà. Uno dei migranti era stato trasferito in ospedale la stessa notte del trasferimento. Ieri sera invece è stato ospedalizzato un altro migrante, in questo caso sbarcato dalla nave quarantena che si trova ancora questa mattina ormeggiata in porto. Anche questo secondo migrante potrebbe essere positivo al Covid-19. Per questo secondo caso si attende la conferma clinica che questa notte ci è stata anticipata da fonti locali. Nel frattempo si concretizza il rischio che la “nave quarantena” Moby Zazà si possa trasformare in una “nave lazzaretto” in cui si moltiplicano i contagi.

AGGIORNAMENTO:

Sale a 28 il bilancio dei positivi Covid sulla Moby Zazà. Musumeci rivendica soluzione nave

Mauro Seminara: Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.
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