di Mauro Seminara
Una flottiglia di barchini ha raggiunto le acque italiane di Lampedusa tra questa notte e la mattina appena trascorsa. In rettifica al precedente articolo, 10 erano i migranti arrivati questa notte dalla Tunisia, con Guardia Costiera, e 7 invece – non 6 – i migranti approdati in autonomia e che sono risultati del Bangladesh ma per i quali non si conosce ancora il porto di partenza. Successivamente, con approdo su motovedetta SAR della Guardia Costiera nel porto di Lampedusa, altre 45 persone di nazionalità tunisina sono arrivate sulla maggiore delle Pelagie. Le persone si trovavano a bordo di quattro distinte barche sulle quali è intervenuta la Guardia Costiera quando avevano già superato il confine delle acque territoriali italiane. Erano barchini con 15, 16, 7 ed altre 7 persone. Nel primo pomeriggio un altro intervento della Guardia Costiera ha sbarcato a Lampedusa un’altra decina di migranti arrivati in acque italiane. Tutti gli sbarchi si stanno svolgendo sulla banchina del porto nei pressi del molo Magazù a causa dei lavori di rimozione delle barche dei migranti dal molo Favarolo.
Mentre a Lampedusa si raccolgono i migranti che in autonomia sono riusciti ad arrivare sani e salvi fino alle acque territoriali, in area SAR di competenza libica c’è un barcone gremito di persone come non si vedeva da parecchio tempo. Sull’opera morta della grande barca in legno si contano circa 220 persone, ma non si esclude che un altro centinaio possano trovarsi sotto coperta. In tal caso sarebbero rinchiusi nella camera a gas del vano motore che già in passato causo la morte di decine di persone. La grossa barca carica di migranti salpata dalla Libia è stata avvistata dal velivolo da ricognizione “Moonbird”, della Ong Sea Watch. La barca, avvistata e fotografata dal velivolo Ong (in foto di copertina) sta navigando in direzione nord, ma nel caso in cui dovessero essere le motovedette libiche a sopraggiungere in “soccorso” dei migranti che ci sono a bordo potrebbe verificarsi una strage, sia per l’inadeguatezza dei cosiddetti guardacoste libici che per il panico che si scatenerebbe a bordo del barcone con migranti che preferirebbero gettarsi in mare pur di non tornare in Libia.
Questa flottiglia di matrice tunisina che ha raggiunto Lampedusa ed il barcone rilevato da Moonbird a 47 miglia nord di Abu Kammash sono i primi effetti del mare calmo nel Mediterraneo centrale dopo la perturbazione dei giorni scorsi. Ma le condizioni meteo inadeguate alla disperata traversata erano motivo di riposo forse solo per i pattugliamenti aerei di Frontex e quelli marittimi, se mai ce ne fossero di prassi, dei guardacoste libici. La motovedetta libica “Fezzan”, ex unità navale della Guardia di Finanza, ha soccorso e sbarcato ieri 19 persone, tutte di nazionalità sudanese, nel porto di Tripoli. Sono i fortunati superstiti di un incubo costato la vita a 7 loro meno fortunati compagni di viaggio ed un ricovero in ospedale urgente per quattro dei sopravvissuti. Erano partiti dalla Libia, ma dopo un po’, secondo le testimonianze raccolte a terra dai funzionari dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e dai volontari di Migrant Rescue Watch, il motore ha avuto un’avaria e la barca è andata alla deriva per dieci giorni attraversando il mare in burrasca senza mai vedere una barca soccorritrice nelle vicinanze. La schiarita meteo ha fatto riprendere i pattugliamenti aerei e navali e la barca è stata soccorsa, ma con un prezzo di vite umane già pagato.