di Vittorio Alessandro
Il primo decreto “Sicurezza” di Salvini è del dicembre 2018 e la prima picconata gli è arrivata soltanto ieri. Ad assestarla la Corte Costituzionale, non già chi si stracciò le vesti assicurando che, passato dall’opposizione al governo, avrebbe per prima cosa cancellato quell’obbrobrio normativo.
È successo tutt’altro: la ministra dei Trasporti De Micheli (Pd) ha piuttosto puntellato la strategia dei porti chiusi e dei soccorsi come extrema (ed occulta) ratio con un decreto “anti-pandemia” per nulla utile a contenere i rischi sanitari. Per giunta, vesti stracciate o no, il governo in carica ha rinnovato i finanziamenti alle milizie libiche, nonostante le denunce degli organismi internazionali sull’”inferno libico”, nonostante le parole del Papa.
Evidentemente quel decreto, e gli altri a seguire, sono necessari alla fabbrica del consenso e agli accordi di governo, quindi meglio tacere: sulla lesione dei diritti dei richiedenti asilo, sulla demolizione del sistema di accoglienza utile a tracciare gli immigrati e a facilitarne l’integrazione, sulla situazione nel Canale di Sicilia.
Silenzio ed ignavia aggravati dal ricatto alle Ong, orchestrato ora in modo da coinvolgerle, se non nella seconda, certamente nel primo.
Possiamo star certi che, se dovessero tornare all’opposizione, i silenziosi e gli ignavi tornerebbero a gridare in difesa della Costituzione e delle norme internazionali violate.
Ogni epoca ha le sue maledizioni, a noi è toccata quella del conformismo.
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