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Lampedusa alla media di uno sbarco l’ora, CPSA prossimo a quota mille – FOTO

Migranti tunisini al momento dell'approdo autonomo a Lampedusa alle 01:30 del 24 luglio 2020

di Mauro Seminara

Oltre venti sbarchi nella giornata di giovedì e quasi venti ieri a Lampedusa, dove il flusso di approdo delle barche migranti è in costante aumento ed anche quello degli sbarchi autonomi inizia a pesare al dispositivo governativo di stanza sull’isola. La caserma dei Carabinieri e quella della Guardia di Finanza hanno già i loro compiti e adesso si trovano a dover aggiungere il costante quotidiano lavoro di intervento sul territorio per ogni sbarco autonomo segnalato o intercettato durante i pattugliamenti. Le motovedette, malgrado quello di Lampedusa sia uno dei porti più forniti di unità navali di Guarda Costiera e Guardia di Finanza che ci sia in Italia, stentano a fermare tutti i barchini che in completa autonomia raggiungono le acque territoriali e spesso direttamente il porto pelagico. Sono gli effetti del flusso migratorio tunisino, fatto di persone migranti che il mare e le barche li conoscono bene e che hanno molte meno miglia da percorrere rispetto ai migranti di provenienza libica.

Guardia di Finanza con uno dei barchini sequestrati ai migranti dopo lo sbarco

Nelle ultime 36 ore circa si sono inoltre aggiunte le barche che arrivano a Lampedusa dalla Libia. Barche un po’ più grandi, con più persone a bordo, ma con quasi 200 miglia nautiche da percorrere senza la speranza di poter contare su un soccorso marittimo. Arrivano quindi anche barche salpate dai porti libici di Zawiya e Zuwara a Lampedusa, dove ormai la media di sbarchi è pressoché pari ad un approdo ogni ora. Un incremento delle partenze che non mette sotto stress soltanto chi opera in mare – con quel limite delle 12 miglia nautiche da non superare per andare incontro alle barche – e sul territorio con i militari dell’Arma e delle Fiamme Gialle, ma anche al centro di prima accoglienza, dove il numero delle presenze all’alba di oggi era di circa mille persone. La struttura era partita ad inizio stagione con 95 posti, poi erano state consegnate dopo un intervento manutentivo alcune camere, sul primo piano di un padiglione, che hanno implementato i posti a 195 e in linea del tutto teorica adesso potrebbero trovare posto nel centro di accoglienza poco meno di 400 persone. Ma realisticamente questo è impossibile con il clima di Lampedusa – alloggi sovraffollati diverrebbero forni – e superare le 900 presenze contemporanee non è una soglia gestibile ancora a lungo.

Ieri sera, in rapida sequenza, dopo una giornata già piena di eventi migratori, al molo militarizzato degli sbarchi, l’ormai noto Favarolo, una motovedetta della Guardia di Finanza ormeggiava in appoggio alla banchina per far sbarcare 27 persone migranti (foto sopra) partite con una barchetta di legno dalla Libia. Sono all’incirca le 23 e dalla motovedetta scendono migranti originari del Bangladesh, ma anche del Marocco e dell’Alegria. C’è anche un nucleo familiare marocchino, già da anni residente in Libia e costretto ad abbandonarla fuggendo verso il mare a causa della guerra tra le fazioni di Haftar e Serraj insieme a tutti gli attori mondiali che la supportano con armi e uomini. Tra i 28 ci sono anche tre donne, ma l’attenzione viene rapita da un altro evento che si consuma in concomitanza: sulla parte opposta del porto, a circa un centinaio di metri dalla motovedetta impegnata al Favarolo, quindici persone di nazionalità tunisina stanno approdando in completa autonomia. Vengono fermati già a terra, e lo sbarco della Guardia di Finanza si deve dividere medici, ambulanza, funzionari di Frontex e di Polizia con lo sbarco autonomo. Il dispositivo che interviene ad ogni evento non basta per due sbarchi contemporanei.

È mezzanotte ed una motovedetta della Guardia Costiera si avvicina al molo Favarolo con altri migranti a bordo (foto sotto). Per noi di Mediterraneo Cronaca che seguiamo il susseguirsi di sbarchi sembra l’ultimo della giornata, ma potrebbe essere stato inserito nella statistica del giorno successivo, il 24 luglio. Dalla motovedetta SAR CP-312 sbarcano altre 18 persone provenienti dalla Tunisia. Non passa molto tempo da quando la motovedetta aveva terminato la propria operazione di sbarco, con la Guardia di Finanza che nel frattempo era uscita dal porto per un nuovo intervento, che al molo commerciale di Lampedusa arriva un barchino ed approda in completa autonomia.

Ci sono undici persone sulla piccola barca in resina che da Mahdia, uno dei porti tunisini più vicini a Lampedusa, meno di 80 miglia nautiche, ha raggiunto la banchina del porto pelagico italiano dieci minuti dopo l’una di notte (foto sotto). Mentre le persone appena sbarcate si sgranchiscono le gambe, attendendo il previsto intervento delle forze dell’ordine, un’altra barca raggiunge il porto e viene chiamata dai connazionali appena approdati. Sul secondo barchino che nel giro di pochi minuti ha toccato la banchina del porto di Lampedusa ci sono altri 16 migranti tunisini. Tra i primi undici un uomo già un po’ in la con gli anni, tra i sedici invece ci sono tre minori. Sono proprio i primi harragas sbarcati ad aiutare il secondo gruppo ad ormeggiare e scendere dalla barca. Poco dopo arriveranno i carabinieri di Lampedusa che ormai non sanno più cosa sia un turno di riposo.

Al mattino è invece arrivato un barcone dalla Libia, come già descritto in altro articolo, con 56 persone a bordo e il centro di prima accoglienza di Lampedusa ha superato la notevole cifra di 950 presenze contemporanee. Qualche ora dopo è stato imbarcato sulla nave traghetto di linea Sansovino un gruppo di 200 persone migranti per il primo trasferimento della giornata. Nella struttura di contrada Imbriacola però il numero delle persone presenti è sempre troppo elevato e questo è motivo di tensione tra gli ospiti e di grave stress per le forze dell’ordine che devono garantire l’ordine pubblico in struttura. Un esercito di quasi mille persone esauste e disperate – per la prospettiva di rimpatrio – non è una circostanza che il dispositivo di stanza a Lampedusa vorrebbe mai doversi accollare.

Migranti riposano sui materassi all’ombra degli alberi nel centro di prima accoglienza di Lampedusa
Mauro Seminara: Giornalista palermitano, classe '74, cresce professionalmente come fotoreporter e videoreporter maturando sulla cronaca dalla prima linea. Dopo anni di esperienza sul campo passa alla scrittura sentendo l'esigenza di raccontare i fatti in prima persona e senza condizionamenti. Ha collaborato con Il Giornale di Sicilia ed altre testate nazionali per la carta stampata. Negli anni ha lavorato con le agenzie di stampa internazionali Thomson Reuters, Agence France-Press, Associated Press, Ansa; per i telegiornali nazionali Rai, Mediaset, La7, Sky e per vari telegiornali nazionali esteri. Si trasferisce nel 2006 a Lampedusa per seguire il crescente fenomeno migratorio che interessava l'isola pelagica e vi rimane fino al 2020. Per anni documenta la migrazione nel Mediterraneo centrale dal mare, dal cielo e da terra come freelance per le maggiori testate ed agenzie nazionali ed internazionali. Nel 2014 gli viene conferito un riconoscimento per meriti professionali al "Premio di giornalismo Mario Francese". Autore e regista del documentario "2011 - Lampedusa nell'anno della primavera araba", direttore della fotografia del documentario "Fino all'ultima spiaggia" e regista del documentario "Uomo". Ideatore e fondatore di Mediterraneo Cronaca, realizza la testata nel 2017 coinvolgendo nel tempo un gruppo di autori di elevata caratura professionale per offrire ai lettori notizie ed analisi di pregio ed indipendenti. Crede nel diritto all'informazione e nel dovere di offrire una informazione neutrale, obiettiva, senza padroni.

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