di Mauro Seminara
La nave GNV Azzurra, noleggiata dal governo per circa 4 milioni di euro su un periodo di 101 giorni, attesa già ieri sera a Lampedusa secondo i rassicuranti annunci delle parti, ha saltato la partenza odierna lasciando il porto siciliano di Porto Empedocle alle nove di sera. L’arrivo è quindi rimandato alle 07:30 di questa mattina ma con una gestione dei piani di navigazione incastrati tra le navi traghetto e la nave quarantena. La nave Sansovino, traghetto in regime di continuità territoriale che arriva al mattino a Lampedusa, è partita quasi in concomitanza della Azzurra che, a sua volta ha tenuto una rotta “larga” per lasciare il corridoio libero alla nave passeggeri di linea che dovrebbe ormeggiare sulla maggiore delle Pelagie prima della nave speciale del Governo. All’uscita dal porto del traghetto dovrebbe poi avere inizio il massiccio trasferimento di persone migranti da Lampedusa mediante la GNV Azzurra che terrà a bordo per 14 giorni circa 700 persone mentre il Viminale cerca una seconda nave da affiancarle in servizio.
Mentre l’isola attendeva la grande nave quarantena per l’evacuazione del sovraffollato centro di prima accoglienza, tra sbarchi autonomi e interventi sotto costa delle motovedette non sono mancati i nuovi arrivi. Tra i nuovo arrivi non sono mancati neanche i migranti partiti dalla Libia, che ancora una volta dimostrano il fallimento – costosissimo – dell’approccio securitario con procura ai libici per il “contenimento” delle partenze di richiedenti asilo e profughi che dovrebbero essere tutelati dalla comunità internazionale ed assistiti perché lascino il più presto possibile il teatro di guerra e violazioni dei diritti umani di cui sono vittime. Una di queste barche è arrivata con una motovedetta della Guardia Costiera alle otto del mattino. Navigavano su una barca in legno, blu, con un motore fuoribordo di scarsa potenza ed il gruppo di persone migranti era composto anche da donne e bambini (foto sotto).
Circa due ore più tardi, con l’ormai consolidata prassi del “recupero” limitato alle sole barche di migranti che riescono a raggiungere le acque territoriali – come se la Guardia Costiera temesse una incriminazione per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina soccorrendo una barca oltre le 12 miglia – al molo Favarolo, liberato dalle barche sequestrate che lo affollavano, la stessa motovedetta SAR CP-319 ha sbarcato un altro gruppo di migranti di varie nazionalità e di evidente matrice trafficante libica. Circa 70 persone delle più disparate nazionalità (foto sotto) che si sono aggiunte al già sovraccarico sistema di accoglienza di un’isola lasciata sola per merito della velleità di fermare gli sbarchi senza quindi dover ristrutturare i centri per migranti e della persecuzione delle nave Ong che sbarcavano i naufraghi soccorsi direttamente in porti della Sicilia.
Non sono mancati poi gli sbarchi autonomi con gli harraga tunisini capaci di farsi largo attraverso il Mediterraneo fino ad entrare in porto ed approdare senza necessità di assistenza da parte della Capitaneria di Porto, che di suo è già impegnata con l’inseguimento delle singole barche sottocosta ed inevitabilmente se ne perde svariate. Dieci giovani migranti tunisini al molo Favarolo su un barchino in legno (foto sotto) che arrivano dritti dalla crisi economica del loro Paese, definiti “migranti economici” – anche se in patria possono scegliere solo tra il morire di fame ed il delinquere – e destinati ad un rimpatrio forzato.
In serata è stata poi l’ora della motovedetta d’altura “Barberis” della Guardia di Finanza con altre 60 persone migranti partite dalla Libia (foto sotto). A bordo della barca c’erano anche 10 donne e 11 minori. Lampedusa ha saltato dei trasferimenti in vista dell’arrivo della nave ingaggiata dal Governo, e adesso l’isola ha il centro di prima accoglienza gremito, il locale parrocchiale “Casa della Fraternità” pieno, ed anche la nave GNV Azzurra sarà piena quando andrà via da Lampedusa, ma senza aver trasferito tutti i migranti e senza aver risolto il sovraffollamento delle poche e carenti strutture della seconda accoglienza, dopo la quarantena a bordo del novello centro di prima accoglienza ed isolamento galleggiante.