di Mauro Seminara
Ieri la nave Aurelia, la meno capiente delle due “navi quarantena” che prima venivano richieste dal governatore della Sicilia e da alcuni sindaci e che adesso nessuno vuol vedere in porto, ha imbarcato 270 persone che si trovavano nel centro di prima accoglienza di Lampedusa. Tra i migranti imbarcati per la quarantena di 14 giorni a bordo della nave della compagnia Snav ci sono anche i 58 risultati positivi al Covid-19. La nave si trovava nei pressi della maggiore delle Pelagie da qualche giorno, e con una anticipata schiarita delle condizioni meteo marine in quel dell’arcipelago più a sud d’Europa, lo scalo alternativo si è reso accessibile per la prima fase dell’evacuazione dei migranti da Lampedusa.
Tra il centro di prima accoglienza ed i locali della Parrocchia gentilmente messi a disposizione della Prefettura, l’isola aveva ancora e da diversi giorni circa 1.400 migranti rinchiusi in un contesto invivibile. Tra materassi di gommapiuma lerci allineati a terra nelle poche zone d’ombra della struttura di contrada Imbriacola ed i servizi igienici insufficienti per le oltre mille persone ammassate in una struttura tarata per meno di 200, la condizione di “accoglienza” dei migranti si era decisamente spostata verso quella di detenzione in lager. Il rallentamento dei trasferimenti, con imbarco su nave quarantena per l’isolamento di 14 giorni, era dovuto alle avverse condizioni meteo marine ma anche e soprattutto alla indisponibilità delle navi. La Azzurra, della compagnia Grandi Navi Veloci, ha sbarcato l’intero carico di migranti isolati a bordo il 24 agosto a Trapani ed una volta tornata nella disponibilità del Ministero dell’Interno ha dovuto attendere la schiarita meteo ed il turno di imbarco della Aurelia.
Questa mattina, all’alba, la Azzurra è tornata a Lampedusa per un altro maxi imbarco da contenimento sanitario. La previsione è di 800 migranti da imbarcare per sgomberare quanto possibile l’isola che è ormai diventata il palcoscenico di una accesa campagna elettorale politica. Alla notizia degli oltre 800 migranti che la nave GNV Azzurra imbarcherà oggi a Lampedusa, con il tono di chi canta vittoria, il presidente della Regione Siciliana ha commentato: “Ottima notizia. Aspettiamo la dichiarazione dello stato di emergenza chiesto dal comune di Lampedusa e deliberato dalla Regione”. L’allusione consequenziale è dovuta al credere che aver alzato la voce con l’ordinanza contingibile ed urgente del 22 agosto ha prodotto una maggiore solerzia da parte del Governo nazionale. Ordinanza che, già priva di ragionevolezza e legittimità, è stata ieri impugnata ieri dal Governo di Roma presso il Tribunale amministrativo regionale (TAR) della Sicilia. Esito scontato, sia l’impugnazione che l’inno di vittoria da parte del governatore Musumeci che raggiunge comunque lo scopo di dare l’impressione di un presidente di Regione risoluto e risolutore e dall’altra parte quella di un esecutivo nazionale che si oppone alla risoluzione dei problemi, anche impugnando la sua ordinanza.
Tra i botta e risposta che viaggiano rapidi da Palermo a Roma e viceversa c’è però anche il sindaco di Lampedusa, Salvatore Martello, che non sembra felice né dell’iniziativa del governatore né tantomeno della gestione del Governo nazionale. “Le condizioni di vivibilità all’interno del Centro di accoglienza di Lampedusa – dichiara Martello con una nota per la stampa – sono insopportabili, e sarà così fino a quando non si avvieranno trasferimenti in misura tale da superare il sovraffollamento: è una situazione che ho denunciato da tempo, così come l’allarme per aumentare la sorveglianza ed impedire che migranti escano dalla struttura. Le parole del ministro Provenzano confermano quello che ho sempre detto ma ho detto anche, e lo ribadisco, che gli effetti dell’emergenza migranti a Lampedusa non si limitano al solo Centro di accoglienza”. Ed in effetti, la movimentazione di navi ed il “gioco della quarantena galleggiante” non risolveranno il problema neanche a questo giro. Al termine degli imbarchi previsti per oggi, annunciati addirittura con 850 migranti sulla Azzurra, a Lampedusa rimarranno comunque circa 200 persone alle quali però ci si attende che presto si aggiungeranno altri migranti in arrivo con il migliorare delle condizioni meteo. In teoria, già 201 sono a bordo della nave Sea Watch 4 cui è stato concesso di evacuare un giovane ustionato ma non di sbarcare i restanti naufraghi (erano 202 a bordo dopo i tre interventi di soccorso in mare) ed adesso la nave Ong si sta dirigendo verso il porto in cui da ormai 23 giorni un mercantile attende di poter sbarcare i 27 naufraghi soccorsi ad inizio agosto.
Soccorsi in acque di responsabilità SAR (ricerca e soccorso) della Libia dalla nave Ong gestita da Sea Watch e Medici Senza Frontiere, ma con lo Stato responsabile del soccorso marittimo ancora in guerra ed i suoi porti notoriamente non sicuri, la competenza più prossima era italiana per la maggiore vicinanza del porto sicuro e maltese per la prossimità di acque internazionali di competenza “ricerca e soccorso”. La Sea Watch 4 sembra quindi destinata ad una lunga e massacrante attesa mentre i naufraghi soccorsi pagheranno il prezzo di scelte e bracci di ferro politici. Se il Governo di La Valletta oggi non concederà il proprio porto alla nave Ong avranno inizio i soliti tamtam sulle colpe di Malta e sul dovere europeo di intervenire, mentre verrà pacificamente esentata l’Italia dalle proprie responsabilità, avendo avuto la nave carica di naufraghi a 12 miglia ed avendo accordato anche un “medevac” (una evacuazione medica urgente) su Lampedusa mediante Guardia Costiera. Giochi di ruolo tra buoni e cattivi di turno che si intensificano ad ormai meno di trenta giorni dalle elezioni regionali italiane, tra ordinanze regionali di facciata, sgomberi programmati male, misure sanitarie dispendiose ed inefficienti ed infine un’isola che continua a girare nel tritacarne dei primari protagonisti politici.
Il presidente della Regione Siciliana pare non abbia colto la contraddizione in termini del “foglio di via” (ordine di abbandono del territorio italiano firmato dal questore) consegnato agli oltre 500 migranti sbarcati a Trapani da nave Azzurra. Persone che si sa, in patria da soli non ci torneranno, andando ad alimentare il circuito della clandestinità e quindi sfuggendo al monitoraggio sanitario in un periodo di emergenza dettato dalla pandemia del virus Sars-CoV-2. Nello Musumeci pare non si sia accorto neanche della interrogazione a risposta scritta che il gruppo consiliare di opposizione Lampedusa ha inviato al sindaco, all’assessore alla salute ma anche al prefetto di Agrigento ed all’Asp di appartenenza del poliambulatorio per sapere come è possibile che l’area Covid dell’Usca (Unità specializzate di continuità assistenziale) presso il presidio sanitario dell’isola è stata allestita in una stanza adiacente l’ingresso principale del poliambulatorio, priva di una tenda triage esterna e con l’ineludibile andirivieni del team in tenuta anti-contaminazione ma con l’uso dello stesso ingresso e dello stesso corridoio da cui passano tutti gli utenti che si recano presso la struttura per visite specialistiche, pagare il ticket o prenotare una visita (nella foto sotto la “Sala tamponi” utilizzata giorni addietro dai medici dell’Usca nel parcheggio del poliambulatorio). Continua inoltre il trasferimento dal CPSA allo scalo alternativo di Cala Pisana dei migranti positivi al Covid-19 in “Mehari” (la tipica auto in resina, aperta, che si noleggia a Lampedusa per le vacanze) o altro mezzo inadeguato ad una sanificazione efficace, mentre l’ambulanza in dotazione al presidio sanitario dell’isola rimane una ed una soltanto.
Il governatore della Regione Siciliana ha promesso a Lampedusa un piccolo punto ospedaliero, e forse l’isola dovrà attendere di avere un “ospedale” – come lo chiamavano quelli che facevano comizi in piazza per ottenerlo – prima di vedere un’ambulanza in più con cui garantire residenti (circa 6.000), turisti (picchi di 15.000 presenze contemporanee) e migranti (centinaia ogni settimana). Anche le navi quarantena, volute da vari sindaci, compreso quello di Lampedusa, per maggior tutela sanitaria del territorio, e vantate dal governatore siciliano come proprio personale risultato strappato al Governo nazionale, non hanno prodotto i risultati annunciati. Adesso il territorio che doveva essere tutelato dalle navi quarantena non vuole che esse approdino nei porti siciliani e lo stesso governatore Musumeci, a ben leggere la sua ordinanza, esclude che dalle navi che egli stesso volle ed ottenne si possa sbarcare in porti siciliani. Stando così le cose, la gestione del flusso potrebbe funzionare solo ed unicamente se di migranti ne arrivassero massimo mille ogni minimo di 18 giorni, quattordici da trascorrere a bordo delle due navi approntate dal Governo ed almeno due per il tempo necessario alle navi di navigare fino alle regioni disposte a fare sbarcare i migranti e poi tornare fino a Lampedusa. Come da perfetta politica degli annunci, efficace in termini di consenso elettorale in tempi di puro populismo ma completamente inutile per la soluzione dei problemi, la gestione dei flussi migratori irregolari è e rimarrà un carico posto interamente sulle spalle di Lampedusa e della sua comunità con tutti i rischi per l’ordine pubblico e per la salute pubblica conseguenti alla permanenza di centinaia di persone in un centro predisposto per meno di 200 e con tante cose da sistemare.