di Mauro Seminara
Al suo primo giro di boa la “Louise Michel”, la motovedetta civile bianca e rosa di Bansky, ha soccorso 219 persone in due diversi eventi SAR. La motovedetta, in tutto simile alle motovedette classe 200 della Guardia Costiera italiana che ancora in questi giorni operano a Lampedusa ed alle quali viene affidato anche l’onere occasionale di trasferimenti dall’isola, non è adatta a contenere in tutta sicurezza 219 persone sul ponte e non ha spazi sufficienti a scorte di acqua e viveri per più di poche ore con a bordo così tante persone. Anche la linea di galleggiamento dello scafo scende sotto livelli rassicuranti con un simile carico. Negli anni questo tipo di imbarcazioni è stato impiegato per i soccorsi in mare – fino all’arrivo delle SAR classe 300 di Codecasadue – ma sempre con interventi mirati e brevi e con il supporto di altre unità in caso di numero elevati di naufraghi. La Louise Michel ha soccorso 89 persone nel suo primo intervento, poi altre 130. Adesso ha a bordo 219 persone che vengono gestite da un equipaggio di dieci unità e tra gli esseri umani presi a bordo nell’ultimo intervento c’è anche un cadavere. La “motovedetta civile” si trova a circa 50 miglia sudest di Lampedusa, 65 sudovest di Malta, e da ieri sera è ferma, in pericolo, e chiede invano aiuto alle autorità marittime dopo aver salvato 219 persone al loro posto. Nessuna risposta.
Nelle vicinanze c’è la “Astral” di Open Arms pronta ad intervenire in caso di estrema necessità. Ma la piccola barca a vela non può prendere a bordo persone a sufficienza per alleggerire il carico della Louise Michel. La cosiddetta motovedetta civile finanziata e dipinta dall’artista inglese Bansky ha chiesto ripetutamente aiuto allo Stato di bandiera, all’Italia ed a Malta. Il risultato, reso di pubblico dominio dall’equipaggio della Louise Michel mediante social, è disarmante e fornisce la misura esatta dell’imbarbarimento della società europea con omissioni di soccorso anche a fronte di notizia di pericolo di una imbarcazione con 229 persone a bordo (compreso l’equipaggio) sulla quale è doveroso a fini di legge l’intervento di soccorso. Da ieri sera, stando a quanto riferito da bordo, dallo Stato di bandiera nessuna risposta, da Malta “nessun ufficiale in servizio disponibile” e poi nessuna risposta alle successive richieste, dalla vicina Lampedusa la risposta è stata di contattare Roma malgrado a notizia di imbarcazione in pericolo nessun comandante di Circondario marittimo che dispone di cinque unità d’altura può permettersi di omettere l’intervento senza l’autorizzazione – politica? – della sala operativa della Centrale di Coordinamento Soccorso Marittimo (MRCC) di Roma.
Tra l’altro, stiamo parlando dello stesso comando locale che ha impiegato una motovedetta SAR classe 300 per proteggere la sceneggiata di una ex senatrice e del suo galoppino quando per manifestare con le solite bandiere “Prima l’Italia” hanno ingombrato l’ingresso del porto di Lampedusa con un piccolo canotto gonfiabile rischiando di finire sotto le eliche di un natante e causando problemi al traffico portuale. Ma come si era già visto quando una corda tesa da due persone all’imboccatura del piazzale portuale aveva bloccato per oltre un’ora un esercito di forze dell’ordine e le operazioni di trasferimento al centro di prima accoglienza di Lampedusa dei migranti appena sbarcati, in Italia ormai si trattano con i guanti bianchi i soggetti politici e gli ex parlamentari e poi si omette il soccorso alle imbarcazioni in pericolo con centinaia di persone a bordo. Come accade ormai da diverso tempo con le unità d’altura della Guardia Costiera alle quali la definizione di “altura” è stata ridimensionata sulle dodici miglia che costituisco il confine delle acque territoriali nazionali ed approssimativamente anche quello dell’area SAR di responsabilità sul coordinamento, non certo sul soccorso in assenza di altre unità navali utili allo scopo.
La prima missione della Louise Michel, forse in perfetta linea con lo stile provocatorio dell’artista che ne ha finanziato l’operazione, sta dimostrando in un solo colpo tutte le violazioni giuridiche e morali delle autorità nazionali con in testa l’Italia e Malta che stanno consapevolmente omettendo il soccorso ad una imbarcazione di circa 25 metri con 10 membri di equipaggio e 219 naufraghi a bordo, che non è in grado di manovrare e navigare in sicurezza, ferma da oltre dodici ore in mare aperto e con un corpo di una ennesima vittima del traffico di migranti chiuso in un sacco riposto nel rhib di bordo che la motovedetta civile tiene in mare. Sembrerebbe esserci documentazione utile alla compilazione di centinaia di pagine con le quali poter denunciare dall’ultimo ufficiale in servizio fino al capo del Governo di Italia e Malta. Cosa che non si esclude possa accadere, visto che il piglio di “Louise Michel”, nome ispirato e dedicato alla rivoluzionaria insegnante e poetessa francese deceduta nel 1905 ed il cui insegnamento viene ricordato per l’attivismo e della quale si ricorda la deportazione a bordo di una nave in Nuova Caledonia, sembra essere quello di rottura con le violazioni dei trattati internazionali da parte degli Stati invece che di ricerca di diplomatica collaborazione con essi.