di Mauro Seminara
La circostanza perfetta perché quella parte politica che ad ogni sbarco di migranti urla “all’invasione!” possa dire di avere ragione, ma è solo la conseguenza fisiologica di qualche giorno di meteo marino avversa in un periodo di esodo da crisi economica in Tunisia. Ieri a Lampedusa ci sono stati più di un evento ogni ora, e non tutti gli eventi riguardano un solo “sbarco”. In alcuni casi le motovedette raggruppavano persone e le sbarcavano sull’isola perché era impossibile gestirli tutti singolarmente. Molti gli sbarchi autonomi. Una vera e propria flottiglia di barchini che alla prima schiarita meteo ha lasciato la costa della Tunisia gettandosi alle spalle la crisi nera che il vicino Stato nordafricano sta vivendo ed ha raggiunto l’Italia, Lampedusa. Quasi 500 persone, in 24 ore. Ma gli arrivi non si sono fermati a mezzanotte.
Il centro di prima accoglienza ha superato di nuovo quota mille presenze, e le “navi quarantena”, la GNV “Azzurra” e la SNAV “Aurelia” sono piene. Indisponibili. La gestione politica del flusso è fallimentare sotto ogni aspetto e per il Governo nazionale, incalzato da quello regionale, è ora di cambiare i propri piani ed affrontare in modo diverso la questione. Nell’epoca del “pull factor”, fattore di attrazione usato come scusa per attaccare capri espiatori ed accusarli di concorrere all’arrivo di migranti irregolari in Italia, a costituire il fattore di attrazione – o di non dissuasione – è proprio il Governo italiano che non sapendo dove collocare i migranti che sbarcano dalla nave quarantena “concede” loro il cosiddetto “foglio di via” avviandoli alla clandestinità sul territorio nazionale. L’ordine del questore di abbandonare il territorio entro pochi giorni e con proprie risorse non viene infatti mai rispettato da chi ha investito tutte le proprie risorse per lasciare il proprio Paese in cerca di miglior fortuna ed è stato investito della responsabilità dell’investimento dalla propria famiglia.
Dopo le prime venti ore della giornata appena trascorsa, a Lampedusa gli operatori di polizia e tutto il dispositivo italiano ed europeo che opera sulla cosiddetta “immigrazione clandestina” era già piombato nel caos. Per la componente reparto scientifica era praticamente impossibile fotosegnalare e prendere le impronte digitali di cinquecento persone in 24 ore e lo stesso per la parte cui è affidata la redazione delle sommarie informazioni sui singoli soggetti procedere ai brevi colloqui interrogatori. Il centro di prima accoglienza di Lampedusa ieri si è intasato, ed il meccanismo di gestione degli “sbarchi” si è in qualche modo inceppato. Anche la parte che compete alla Regione Siciliana è collassata per inadeguatezza delle risorse. L’unica ambulanza dell’isola doveva essere presente ad ogni sbarco con i medici che a fine giornata non avevano più la forza di reggersi in piedi. Il triage al momento dello sbarco è obbligatorio, prima dell’accesso al centro di accoglienza, ma anche la tutela della salute degli isolani e dei turisti. Tra ordinanze del presidente di Regione impugnate e sospese dal Tribunale Amministrativo Regionale, e dialettica politica da campagna elettorale senza esclusione di colpi bassi, Lampedusa rimane priva di mezzi e struttura con cui fronteggiare l’ingente flusso di arrivi irregolari ed anche autonomi di migranti.
Dopo trenta eventi contati da Mediterraneo Cronaca tra mezzanotte e mezzanotte, dopo quasi cinquecento persone alla chiusura delle 24 ore, il flusso non si è fermato ed anche nel corso della notte le motovedette ed il dispositivo di terra hanno continuato a gestire l’ondata che è conseguita allo stop meteo di pochi giorni. All’una di notte altri 388, tutti di nazionalità tunisina a bordo di una motovedetta della Guardia Costiera. Alle due di notte un’altra dozzina, entrati autonomamente in porto con scorta della Guardia di Finanza. Senza soluzione di continuità rispetto agli arrivi di prima della mezzanotte, allo sbarco autonomo di Cala Creata ed a quello scortato dalle Fiamme Gialle al molo Favarolo. Sono circa 500 persone, quanti ne imbarca un traghetto Tunisi-Palermo o quanti ne possono arrivare con pochi voli diretti dalla Tunisia all’Italia con regolare visto per motivi di studio, turistici o di ricerca lavoro, rintracciabili sul territorio ed assistibili in caso di esigenze sanitarie. Così, proprio la rigidità della gestione dei confini, con la pretesa di comprare un caporale e carceriere che impedisca le partenze dalla Tunisia con pochi milioni di euro promessi dal Governo italiano, in Italia va in tilt il sistema di controllo delle frontiere, si spendono milioni e milioni di euro per navi inutili, si concedono poi “fogli di via” invece di espulsioni e si litiga sul piano politico per “l’invasione” da cui tutti dicono di voler “proteggere” il Paese in prossimità di turni elettorali senza che nessuno pensi di risolvere l’immigrazione clandestina con una migrazione regolare e controllata. Tanto che alla fine anche le pagine di cronaca rischiano di apparire tutte uguali, fino a quando la rigida chiusura delle frontiere finalizzata alla speculazione politica non produce nuove vittime di nuovi naufragi.