di Mauro Seminara
A Siculiana, in quel centro di fortuna per migranti che è di nuovo operativo anche se da anni il paese lotta perché venga definitivamente chiuso, qualche giorno fa c’era scappato il morto. Villa Sikania non è una ex caserma o un centro per migranti ma una struttura recettiva e sala trattenimenti abbandonata. I migranti che si trovano nel malmesso centro che il Ministero dell’Interno, per mezzo della Prefettura di Agrigento, insiste nel voler usare, oggi ha di nuovo dato vita ad una accesa protesta con persone salite come l’altro giorno sul tetto dell’edificio. Alla notizia della nuova protesta la dove a seguito della precedente era morto un ragazzo di 22 anni e tre agenti di polizia erano rimasti feriti, alcuni solerti cronisti sono andati sul posto a documentare quanto accade in una vergognosa recidiva a breve giro. Ma lo stupore di chi era sul posto lascia di stucco chiunque: le forze dell’ordine hanno avvicinato i cronisti presenti chiedendo loro di interrompere le riprese fatte da circa 200 metri di distanza. Il motivo, da quanto abbiamo appena appreso da uno degli operatori sul posto, è che la presenza dei giornalisti esalta i migranti ed accende la protesta. Quindi, basta riprese!
Agenti di Polizia chiedono ad un giornalista di allontanarsi da Villa Sikania
La situazione di Siculiana ha però dell’assurdo e la ragione della protesta si trova tutta nella parola che i migranti detenuti a Villa Sikania urlano in coro da stamane: Libertà! La “pretesa dei clandestini”, come i razzisti nostrani saranno già pronti a commentare, è invece la richiesta di un diritto calpestato in violazione delle norme sul trattenimento amministrativo forzato. La vicenda di Villa Sikania, come ci è stato spiegato da “LasciateCIEntrare”, è una storia di abuso di potere e dei stato di diritto violato. Una storia di persone che dall’arrivo in Italia hanno subito l’effetto di una bolla in cui tutti i diritti sono stati sospesi. Secondo LasciateCIEntrare, un gruppo dei numerosi detenuti di Villa Sikania è sbarcato a Lampedusa il primo di agosto e dopo 11 giorni nel sovraffollato centro di prima accoglienza pelagico sono stati trasferiti a Villa Sikania. Dall’arrivo a Siculiana al giorno della protesta con incidente mortale al termine, il gruppo era rimasto a Villa Sikania 23 giorni. Nei 34 giorni intercorsi tra lo sbarco e la protesta, al gruppo di migranti, tra i quali cittadini eritrei che godono del diritto di asilo, non è stato consentito di accedere alla richiesta di protezione internazionale. Il paradosso, che ci svela LasciateCIEntrare, è che questi giovani eritrei, prima di imbarcarsi in Libia, si trovavano in Tunisia ed avevano avuto riconosciuto lo status di rifugiato.
La Tunisia non si è mai dotata delle leggi attuative per il recepimento della Convenzione di Ginevra, in tal senso solo teoricamente sottoscritta. Questi rifugiati sono quindi rimasti un anno, da fantasmi, in Tunisia prima di decidere di attraversare la frontiera con la Libia per imbarcarsi e raggiungere l’Italia. Giunti in Italia però hanno trovato una situazione peggiore, perché se in Tunisia non gli veniva riconosciuto in modo pratico lo status, erano almeno liberi. In Italia sono stati chiusi a Villa Sikania dopo Lampedusa ed ancora nessuno. Questa è parte della assurda storia di persone per le quali LasciateCIEntrare e Dossier Libia, con un avvocato delegato per il caso, tentavano di far ottenere i visti per le vie legali essendo già riconosciuto loro lo status di rifugiati. Dopo un anno senza risposta per i visti, dopo il viaggio in Libia e dalla terra dei trafficanti nordafricani all’Italia, queste persone sono rimaste chiuse senza poter accedere alle procedure per il riconoscimento in Italia dello status di rifugiato che l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati avrebbe dovuto già avere in copia in Sicilia nell’andarli a trovare in quel di Siculiana. La protesta aveva fatto intervenire le forze dell’ordine perché venisse sedata. I tafferugli si sono spostati sulla strada statale ed alla fine c’è scappato pure il morto. Ma a Villa Sikania nulla è cambiato tranne il nuovo cronoprogramma delle forze dell’ordine che hanno chiesto ai videomaker presenti di andar via e di farsi anche portavoce con i colleghi perché i giornalisti non si rechino sul posto. Perché? Perché pare che la presenza dei giornalisti, e non la detenzione arbitraria, farebbe dare in escandescenza quelle persone che avevano iniziato ad urlare libertà prima che i giornalisti accorressero sul posto. Perché ci sono motivi di ordine pubblico e la presenza dei giornalisti esalta persone che altrimenti, da quel che si apprende, se non avessero l’attenzione dei media non protesterebbero per la reclusione senza poter accedere alla richiesta dei loro diritti.