di Mauro Seminara
Il porto di Palermo, forse per la tolleranza che ancora regna incontrastata nel capoluogo siciliano refrattario alla campagna di odio contro gli immigrati, è diventato il campo da gioco di un Governo che pare non essere in grado di prendere due decisioni di fila sulla gestione della migrazione irregolare senza commettere tre errori di fila. Incompetenza palese sul tema dei migranti, punto debole di ogni partito da quando l’argomento è stato scoperto come facile tiro al bersaglio elettorale. Nel dubbio, forse impossibilitati per gravi veti su altri argomenti come corruzione o milioni di euro che scompaiono dalle casse di partito, il bersaglio di pelle umana su cui sparare in campagna elettorale permanente è quello di persone che non votano in Italia: i migranti. Il delirio di ordini e consegne a Palermo però sta diventando quasi un manifesto per la politica da non praticare. Così ai palermitani viene offerto un indecoroso spettacolo ed ai militari di Guardia di Finanza e Guardia Costiera viene affidato il compito di far fare il meno possibile la figura da ministri che si dovrebbero dimettere a quei politici che a Roma continuano ad improvvisarsi grandi statisti a mezzo tweet e post sui social.
Ieri sono stati recuperati dal mare 76 migranti che si erano gettati in mare nella rada del porto di Palermo
Migranti in mare il 17 settembre 2020 nel porto di Palermo
Migranti in mare il 18 settembre nel porto di Palermo
Dopo la scena da grandi manovre, che non era però una esercitazione ma un vero evento di salvataggio, in porto si sono avvicendati migranti sulla banchina per gli scambi di posto su nave “Allegra”, una delle “navi quarantena” volute dal Governo a suon di milioni dei contribuenti. Dalla nave sono scesi gli oltre duecento migranti che avevano terminato i 14 giorni di isolamento e per l’occasione sulla banchina è stata allestita una piccola fiera con stand dei vari attori coinvolti. Unico stand sponsorizzato però era quello blu della Polizia Scientifica. Era l’ora delle schedature e bisognava prendere le impronte digitali di chi aveva terminato la quarantena.
Più tardi, all’arrivo di un gruppo di migranti, le forze dell’ordine in banchina si sono fatte nervose ed hanno iniziato ad allontanare gli unici rappresentanti della categoria che ormai non sembra più in grado di comprendere quanto i diritti violati in danno ai migranti siano diritti persi per tutti: i giornalisti. La banchina era quasi deserta, e l’unico cameraman pare proprio fosse poco gradito in particolar modo quando davanti il ponte della GNV Allegra sono arrivati i migranti che dopo essersi tuffati dalla Open Arms sono stati salvati dai guardacoste.
Siamo ancora alla sera del 17 settembre e sulla Allegra c’è un gran viavai con migranti che salgono, poi riscendono, poi risalgono di nuovo. Intorno ci sono gli agenti di Polizia con il manganello pronto in caso di rivolta. Sono gli stessi che si sono gettati giù dalla Open Arms e le forze dell’ordine non sanno come potrebbero reagire, dopo dieci giorni sulla Open Arms, all’idea di trascorrerne altri 14 sulla Allegra. Ma le forze dell’ordine terminano le proprie consegne al momento dell’imbarco dei migranti. Sulla nave non possono salire. Il rischio che altri tuffi si possano verificare, questa volta dalla nave quarantena c’è ed è concreto. E non sarebbe la prima volta. Già nella rada di Porto Empedocle si era tuffato un migrante dal ponte della nave quarantena Moby Zazà, ed è morto.
Davanti il porto ci sono la nave quarantena “Rhapsody”, la “Open Arms” che attende ancora ordini e dalla quale questa mattina sono saltati altri 48 dei 188 migranti che si trovavano ancora a bordo fino all’alba di oggi, e la “Sea Watch 4” che come i migranti della “Allegra” ha terminato il suo isolamento ed è stata invitata ad entrare in porto. All’una la nave gestita a bordo in partnership dalle ONG Sea Watch e Medici Senza Frontiere si apprestava ad ormeggiare la dove ci si attende adesso venga applicata la stessa rodata procedura di ispezione da parte della Direzione marittima e conseguente fermo amministrativo. Sea Watch ha adesso una nave ferma a Porto Empedocle, la “Sea Watch 3”, un aereo fermo a Lampedusa, il “Moonbird” e si appresta a vedersi fermare anche la nuova e più grande nave “Sea Watch 4”.
Sea Watch 4 verso l’approdo assegnato nel porto di Palermo il 18 settembre 2020
Stessa sorte attesa da questa ultima nave Ong ci si prepara a vedere applicata poi alla Open Arms che ancora adesso non ha potuto concludere le proprie missioni di soccorso con lo sbarco dei naufraghi, 140 dei quali ancora adesso a bordo. La Sea Watch 4 però non è stata inutile per le autorità che hanno chiesto di prestare assistenza alla Open Arms quando il mare era pieno di persone che si gettavano giù dal ponte. Svolta quest’ultima funzione utile, adesso si può ricominciare con la persecuzione della nave ONG. Nel frattempo, la Allegra ha lasciato il porto e potrebbe forse essere finalmente pronto ed operabile un trasbordo da Open Arms. Sulla Allegra sono saliti i migranti che si erano tuffati in mare ieri, ma pare che per i 140 ancora su Open Arms si debba effettuare un trasbordo in mare che si poteva anche evitare trasbordando su unità della Guardia Costiera i migranti fino al porto in cui era ormeggiata la nave quarantena di destinazione. Ma forse questo avrebbe semplificato troppo le grandi manovre che tanto piacciono ai Ministeri che stanno “gestendo” la vicenda.