di Mauro Seminara
Sono trascorsi due giorni da quando il rimorchiatore Open Arms, della omonima Ong spagnola, ha raggiunto la rada del porto di Palermo come da indicazioni comunicate via radio al comandante. Un po’ di più da quando davanti il porto di Porto Empedocle dieci naufraghi soccorsi giorni addietro si erano gettati in mare ed erano poi stati soccorsi dal team rescue della stessa Ong. Era già indicativo di una concreta insofferenza a bordo del rimorchiatore, tra i 276 naufraghi il cui primo gruppo era stato salvato l’8 settembre. Giunta nel grande porto del capoluogo siciliano, la Open Arms ha atteso gli ordini per l’ingresso in porto o il trasbordo delle persone ancora a bordo dopo le evacuazioni mediche urgenti operate dalla Guardia Costiera. Il giorno successivo all’arrivo, 76 persone si sono gettate in mare. Una giornata di caos nel porto siciliano cui rimane ormai appena un corridoio di transito per l’accentramento logistico voluto da Roma. A Palermo sono infatti interdette ampie aree della rada portuale a causa della presenza della nave quarantena “Rhapsody”, della nave Ong “Sea Watch 4” sottoposta ad obbligo di quarantena, alla Open Arms intorno la quale le persone continuano a gettarsi in mare ed infine intorno alla nave quarantena “Allegra” ormeggiata in porto per operazioni di sbarco ed imbarco migranti.
L’episodio di ieri, che ha impegnato una flottiglia di unità navale tra Guardia di Finanza e Guardia Costiera, era un gravissimo campanello d’allarme che nessuno ha inteso ascoltare. Nave Diciotti, ammiraglia della flotta di Guardia Costiera, e poi unità d’altura classe 200, 300 e 400 oltre al motovedette della Guardia di Finanza hanno operato per ore soccorrendo le persone in mare che sono state sbarcate in porto ore più tardi. All’indomani del brusco allarme, questa mattina, le anestetizzate stanze dei bottoni romane hanno costretto la Guardia Costiera e la Guardia di Finanza a fare il bis. Altri 48 dei 188 migranti rimasti ancora una notte a bordo della Open Arms, dieci giorni dopo il primo dei tre soccorsi effettuati dalla nave Ong, si sono gettati in mare. Come fosse un gioco, con i Ministeri degli Interni e dei Trasporti che dispongono consegne assurde e guardacoste e finanzieri che raccolgono cocci a tempo pieno, lo stallo procede senza alcuna apparente ragione se non quella di attendere che uno dei migranti anneghi sotto gli occhi dei suoi soccorritori causando poi un motivo di responsabilità del marinaio che non lo ha preso a bordo in tempo utile. Scene del genere, con persone esauste ed esasperate che si gettavano in mare per raggiungere la costa a nuoto, si erano già viste. Ma c’era il signor Matteo Salvini al Ministero degli Interni a dall’opposizione oggi in maggioranza ed al Governo si urlava allo scandalo. Nessun parlamentare esponente del sedicente centrosinistra risulta essersi affacciato in banchina al porto di Palermo o addirittura essere salito a bordo. Ma, d’altro canto, non c’é Salvini al Viminale e quindi la gestione di Luciana Lamorgese va bene a tutti.