di Vittorio Alessandro
Ai migranti scesi dalla Rhapsody al termine della quarantena è stato consegnato un foglio di via e, con quell’ipocrita documento in tasca, i più giovani si sono riversati a centinaia verso gli autobus. Un autista, non sapendo chi fossero, non voleva farli salire ed è stato minacciato: posso immaginare come voterà la settimana prossima.
Fra le novecento persone sbarcate c’era anche una famiglia, notata nei pressi della stazione da una ragazza agrigentina che si è subito prodigata: padre e madre di ventitreenni e due bambini, uno di un anno e l’altro di tre o quattro, incontrati sulla panchina dove si accingevano a passare la terza notte. “Lei trema, ha paura, chissà cos’ha visto e subito. Lui ha problemi al collo, magrissimo, ha le scarpe rotte e i piedi gonfi perché, dalla banchina di Porto Empedocle, è salito ad Agrigento a piedi, con i figli in braccio. I bambini giocano. Non hanno documenti di identità, glieli hanno estorti alla partenza dalla Tunisia, hanno solo quel foglio di via e il certificato di negatività al Covid”.
Questo il racconto della ragazza. Non ci sono più centri di accoglienza, spazzati via dai decreti Salvini rimasti in vita ben oltre la durata di quel ministro.
Loro e gli ipocriti fogli di via.
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