di Alessio Tricani
Volto coperto da fazzoletto fucsia e dito puntato. Ieri sera, fuori dalla Vecchia dogana al porto di Catania, il movimento femminista transnazionale “non una di meno” ha manifestato con un flash mob all’inaugurazione della kermesse della Lega a due giorni dall’arrivo di Matteo Salvini al Tribunale di Catania per l’udienza preliminare del caso della nave Gregoretti della Guardia Costiera che vede l’ex ministro degli Interni indagato per sequestro di persona. Nessuno intende sbilanciarsi in pronostici sugli esiti di questa udienza che potrà avere due primari risvolti come il rinvio a giudizio o l’archiviazione già richiesta dalla Procura della Repubblica.
Diversi gruppi di attivismo si sono mobilitati nelle giornate fino al 3 ottobre per contestare la presenza della Lega nella città etnea e trasformata per l’occasione in un circo mediatico. “Abbiamo deciso di scendere qui (il porto di Catania, nda), un luogo simbolico, con un flash mob che ha fatto il giro del mondo diventato un inno femminista – dice una delle attiviste – contro chi in questa società non fa altro che strumentalizzare le donne”. Davanti alla vecchia dogana, blindata da un folto schieramento di agenti in borghese che attenzionavano l’accesso non autorizzato all’area portuale dove andava in scena la kermesse leghista, accessibile solo con accredito, le ragazze di “Non una di meno” hanno dato vita alla performance che trae ispirazione dalla stessa lanciata dal collettivo cileno LASTESIS, “Un violador en tu camino”, che tradotto significa “Uno stupratore sulla tua strada”, con l’obiettivo di denunciare le violenze contro le donne e il sistema del patriarcato che permea la società cilena.
La denuncia è inequivocabile contro un sistema propagandistico social oramai noto secondo il movimento. “Questa gente – dice un attivista – semina odio contro le donne. Quando abbiamo pubblicizzato la nostra manifestazione immediatamente gli odiatori hanno iniziato a mandare messaggi contro di noi. Manifestiamo contro la Lega – prosegue l’attivista – che è l’aspetto più deleterio, del fascismo e della violenza, e tutto quello che crea violenza sulle donne merita un processo”.