di Mauro Seminara
La prassi vuole che ormai nel Mediterraneo centrale non ci siano più i soccorsi in acque internazionali ma solo interventi in law enforcement nelle violate acque territoriali. La barca che è entrata nel porto di Lampedusa ieri sera, prima di mezzanotte, era stata avvistata in acque internazionali e veniva monitorata per un intervento della Guardia Costiera entro le dodici miglia. Così, dal tardo pomeriggio, quando è stato autorizzato l’ingaggio del natante, per l’approdo con i migranti trasbordati sulla motovedetta se ne è parlato dopo le undici di sera. Dalla motovedetta SAR d’altura “CP-324” sono scesi quaranta migranti infreddoliti. Tra le persone sbarcate a Lampedusa anche quattro donne e quattro bambini.
Nazionalità miste nordafricane e subsahariane su una piccola barca, un legno da pesca di circa otto metri registrato al comparto navale di Sfax, che reca la chiara firma della rete di trafficanti che si è insediata nella città portuale tunisina di fronte l’isola di Kerkennah, a cento miglia esatte da Lampedusa. Migranti di varie nazionalità, impreparate al gelo della notte in questa stagione, senza bagaglio, con donne e bambini. Tra i minori anche una ragazzina di una dozzina di anni. Quelli di Sfax risultano essere viaggi preparati in Tunisia ma con lo “stile” del traffico di migranti libico in un territorio dilaniato dalla crisi economica nel quale è adesso facile, ancor più di prima, corrompere ed acquistare ogni genere di bene o servizio.
Nel pomeriggio era arrivata a Lampedusa un’altra barca con migranti a bordo. Si trattava però del classico viaggio auto-organizzato di 14 tunisini con una lancia di poco più piccola della barca con cui a sera ne sono arrivati quaranta. Lampedusa vede al momento a poche centinaia di metri da Cala Francese la nave quarantena “Rhapsody”, da ieri in rada in attesa di ordini di imbarco per nuovi migranti da isolare a bordo per 14 giorni di quarantena. Prorogato lo stato di emergenza sanitario nazionale con i casi di contagio del virus Sars-CoV-2 in netto aumento rilevato – con il netto aumento dei tamponi effettuati rispetto al periodo estivo – le navi quarantena sembrano essere destinate a continuare il proprio servizio malgrado la scia di morte che si stanno lasciando alle spalle.