di Mauro Seminara e Alessio Tricani
Stabilimento Whirlpool Italia S.r.l. di Napoli Est
In un Paese in cui il sommerso vale oltre cento miliardi l’anno ed il lavoro precario è la via illuminata da interessi transnazionali, Napoli diventa l’immagine emblematica dell’Italia ed esplode in proteste mosse da diverse ragioni ma con alla base lo stesso problema: il lavoro. Mentre non accennano a pacarsi le proteste per le misure anti-Covid disposte dal Governo centrale con il DPCM del 24 ottobre e dal Governo regionale con ulteriori inasprimenti, arriva anche la protesta dei lavoratori della Whirlpool che non sono disposti ad accettare l’annunciata definitiva chiusura dello stabilimento sabato 31 ottobre. La crisi Whirlpool, della quale non si trova traccia sulla hompage del sito ufficiale del Ministero dello Sviluppo economico (Mise) adesso diretto dal pentastellato Stefano Patuanelli, nasce già nel corso del Governo Gentiloni, quando al Mise c’era Carlo Calenda. Tre erano, e rimangono, i dossier caldi per il Ministero allora come adesso: l’acciaieria di Taranto (ex “Ilva” oggi “Arcelor Mittal”) scomparsa dai radar dei media, la crisi Alitalia relegata nello stesso cassetto della stampa nazionale in cui è archiviato il caso di Taranto ed infine l’addio della Whirlpool che dopo aver ricevuto milioni di euro di fondi pubblici a sostegno dell’impresa in Italia – sotto forma di decontribuzione – decide di chiudere i battenti per “insostenibilità del sito produttivo”.
Tra i tavoli condotti da Calenda e la direzione dello Sviluppo economico di Patuanelli c’é stata anche una meteora politica di nome Luigi Di Maio che, dopo aver preteso di poter condurre due strategici dicasteri, lo Sviluppo economico ed il Ministero del Lavoro, e dopo aver mancato la risoluzione dei tre dossier caldi nazionali ed aver preso una severa strigliata dalla popolazione di Taranto per le promesse non mantenute è migrato verso un ancor più delicato Ministero degli Affari Esteri lasciando al collega di partito le castagne ormai bruciate sul fuoco. La crisi Whirlpool, blasonato marchio di produzione di elettrodomestici che opera in Italia come “Whirlpool Italia S.r.l.” (sede a Milano) ma facente capo alla “Whirlpool U.S.A.”, porta con se la prossima disoccupazione di circa 1.400 persone. La ricaduta sul piano sociale per un territorio come quello campano è devastante già per la sola chiusura dello stabilimento, ma se unita alla crisi economica causata dalle misure anti-pandemiche che nel territorio in cui la vita è considerata prevalentemente alla giornata, con la nota “arte di arrangiarsi” napoletana, rischia adesso di trascinare la regione Campania nel baratro senza alcuna via d’uscita.
Gli operai della Whirlpool Italia s.r.l. però non ci stanno e, oggi con una protesta pacifica, hanno iniziato a manifestare il proprio dissenso nei confronti di una chiusura dello stabilimento di Napoli che non sembra essere tra i primari interessi del Ministero dello Sviluppo economico cui è stata posta sul tavolo la data di fine produzione campana ormai da settimane. Per manifestare in maniera incisiva gli operai hanno bloccato l’autostrada A1, causando disagi alla viabilità su un’arteria fondamentale per i trasporti italiani. Il blocco autostradale è stato messo in atto allo svincolo A1 tra la Napoli-Roma e la A3 Salerno-Reggio Calabria, esattamente all’altezza dello stabilimento Whirlpool di Napoli Est. Dopo oltre due ore di manifestazione e disagi al traffico autostradale in cui non è stata bloccata, letteralmente, l’autostrada ma costretti i mezzi ad un passaggio rallentato per la presenza di pedoni sulla carreggiata, sul posto sono arrivati i primi messaggi di rassicurazione inviati dalla Prefettura di Napoli. Il primo riguarda il fascicolo preso in carico direttamente dal presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, a Ministero dello Sviluppo economico non pervenuto, ed il secondo che Marc Bitzer, amministratore delegato della Whirlpool, ha accettato di partecipare ad un tavolo promosso dal premier italiano.
L’annuncio di Conte è stato reso mediante comunicato stampa che la Prefettura si è premurata di far giungere in autostrada i lavoratori Whirlpool. La manifestazione, a quel punto, su proposta della Questura, si sarebbe dovuta trasformare in corteo per far spostare i lavoratori verso Napoli centro e proseguire in area meno pericolosa e più gestibile la protesta, ascoltando anche le parti che stanno tentando una mediazione. L’indirizzo proposto dalla Questura di Napoli, che nel corso della protesta, assolutamente pacifica, ha mantenuto un rapporto comprensivo ed altrettanto pacifico con i manifestanti, non è stato seguito dai manifestanti che hanno mantenuto il presidio in autostrada. Tra operai e dirigenti Whirlpool Italia s.r.l. e indotto, la chiusura dello stabilimento di produzione di Napoli Est comporterebbe la perdita di un lavoro per circa 1.400 persone (400 diretti, circa 500 indiretti tra fornitori di prodotti e servizi ed altri 500 che operano grazie alla presenza dello stabilimento). La conseguenza sarebbe quindi devastante sia sul piano sociale che per i possibili effetti collaterali in termini di ordine pubblico. Per queste ragioni, al tavolo di Palazzo Chigi è coinvolto, oltre che il ministro del Mise Stefano Patuanelli, anche il ministro degli Interni Luciana Lamorgese. Napoli ed il suo hinterland, se non l’intera regione Campania, rischia adesso di diventare l’inconfutabile specchio di un Paese che accumula crisi non risolte e che sommandole a quelle causate adesso dalla pandemia si ritrova in ginocchio con un tunnel al cui termine non c’è una luce ma la seria probabilità di sommosse popolari e criminalità – organizzata e non – pronta a destabilizzare la nazione.
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