di Mauro Seminara
Ieri sera, poco prima di mezzanotte, al porto di Lampedusa è arrivata una motovedetta con 31 persone a bordo. Tutti bagnati ed infreddoliti, erano i sopravvissuti di un naufragio occorso tre miglia sudovest dell’isola. La loro imbarcazione era stata avvistata a sud di Lampedusa nel pomeriggio da un elicottero della Guardia di Finanza, ma in acque internazionali la cui competenza e responsabilità per ricerca e soccorso è di Malta. E l’Italia non è intervenuta. Giunti a tre miglia, quasi sei chilometri, da Lampedusa, ben all’interno delle acque territoriali, in dirittura d’arrivo la loro imbarcazione si è capovolta e l’intervento di motovedette di Guardia Costiera e Guardia di Finanza ha scongiurato l’ennesima strage del Mediterraneo.
Quando la barca si è ribaltata c’era già la motovedetta classe Bigliani della Guardia di Finanza “G 79 Barletta”. Poi sono sopraggiunte la motovedetta della Guardia di Finanza “V 7004”, le motovedette della Guardia Costiera “CP 324” e “CP 281” e l’elicottero “Nemo 10”. Le immagini diffuse dalla Guardia Costiera mostrano i drammatici momenti del salvataggio che tanto ricordano quelli diffusi giovedì dalla Ong Open Arms sul naufragio del giorno precedente, l’11 novembre 2020. La barca si è capovolta e tutti i migranti erano finiti in mare, al buio, a circa tre miglia dalla costa. Ed il mare non gli avrebbe permesso di raggiungerla. Era evidente già dal momento dello sbarco avvenuto in porto un paio di ore prima, quando la barca con 187 migranti a bordo continuava a sbattere sulla banchina a causa del moto ondoso che rendeva difficile il governo del peschereccio.