di Fulvio Vassallo Paleologo
Le testimonianze dei politici chiamati a deporre dalla difesa dell’ex ministro Salvini nel procedimento penale sul caso Gregoretti, a Catania, hanno sollevato il previsto polverone mediatico e politico che rischia di offuscare l’accertamento dei fatti e delle responsabilità già chiaramente delineate dal Tribunale dei ministri che ha chiesto il processo per l’ex ministro dell’Interno. La tattica ideata dalla difesa appare prevedibile e coerente con l’agire politico dell’imputato, abituato a negare anche l’evidenza dei fatti e la valenza delle norme giuridiche al fine di perseguire le sue finalità volte alla raccolta del consenso elettorale.
Negazionismo vuol dire capovolgimento del rapporto tra fatto e menzogna, tra legalità ed illegalità, con uno spregio totale del principio di gerarchia delle fonti e della distribuzione delle responsabilità di governo. Non si possono mettere sullo stesso piano vicende processuali che hanno ragioni assai diverse e in ogni caso la responsabilità penale si riferisce a singoli fatti ed a singole decisioni della persona chiamata in giudizio. Nel caso degli sbarchi dei naufraghi soccorsi in mare da unità civili o militari ogni evento ha assunto caratteri diversi, a seconda delle diverse catene di comando che hanno operato.
Cosa c’entra il caso Open Arms, nave privata di una Ong, con il procedimento Gregoretti, nave della Marina militare? La legge italiana e le Convenzioni internazionali distinguono i due casi, e dopo il caso Gregoretti le navi della Marina militare non hanno più effettuato attività di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo centrale; dove fino al 2018 avevano soccorso decine di migliaia di persone. Non si può tollerare oltre il gioco della difesa che sta utilizzando dichiarazioni dei politici successive rispetto ai fatti oggetto del procedimento penale, per nascondere responsabilità personali.
Del caso Open Arms se ne riparlerà comunque a Palermo il 9 gennaio e la difesa di Salvini si troverà di fronte, oltre alla Procura, praticamente assente nel procedimento Gregoretti a Catania, le parti civili che documenteranno le violazioni di legge commesse nel caso specifico dall’ex ministro dell’Interno, malgrado il pronunciamento di un tribunale amministrativo, oltre a fornire le cifre reali della strage silenziosa che si perpetra nel Mediterraneo con dati che non possono prescindere dal rapporto tra quanti in un determinato periodo riescono a fuggire dalla Libia e coloro che perdono la vita in mare.
Saremo tutti parte civile per denunciare non solo fatti o comportamenti omissivi che potrebbero assumere rilevanza penale ma anche quelle decisioni politiche che possono essere definite come veri e propri crimini contro l’umanità. Sui quali saranno chiamati a pronunciarsi anche i tribunali internazionali. Nessuno può addurre la natura politica di un atto per sottrarsi al rispetto della legge e delle Convenzioni internazionali come è previsto anche dalla Costituzione (art.117). Lo “stato di diritto”, fondamento della democrazia in qualsiasi Paese, corrisponde non solo alla tutela del diritto alla vita ma anche del diritto a non subire indebite limitazioni della libertà personale fuori dai casi previsti dalla legge (art.13 della Costituzione).
Questo principio va difeso dal populismo mediatico e giudiziario che cancella non solo diritti e doveri che spettano a chi governa, a partire dai doveri di soccorso e sbarco, ma anche i diritti fondamentali ed il principio di uguaglianza davanti alla legge sanciti nella Costituzione. Nessuna trattativa con altri Stati o con l’Unione europea, al fine di ritrasferire in altri Paesi i naufraghi soccorsi in mare può giustificare violazioni tanto gravi di norme inderogabili e la negazione della pari dignità tra le persone.